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Erano appena suonate le due pomeridiane quando m'avviai a casa Treuberg. Camminavo a capo basso e ho nette in mente le ombre delle case lungo il marciapiede che seguivo. Fino al momento di uscire dall'albergo avevo molto fantasticato se la vedrei, se non la vedrei, se potrebbe parlarmi o no; postomi in cammino, non fui più in grado di pensare a niente. Suonai e domandai della signora.

A un tratto si affrettarono tutte, meno Violet, verso l'entrata. In quel momento io che camminavo su e giù per la sala le passai vicino e fui veduto da lei.

Il tenente mi dice: Venga anche lei, caporale. Non aveva ancora terminate queste parole, che io camminavo gi

Erano passati due mesi, quando una notte ebbi la brutta idea di invitarlo a cacciare il leone. Io camminavo innanzi e lui camminava dietro a me. Avevamo percorso parecchie miglia, quando quel miserabile scagliossi a tradimento su di me cacciandomi la sua scimitarra in una coscia. Caddi a terra. Lui mi calpestò, mi sferzò il volto con un corbach poi, non contento, mi sputò in fronte.

Allorquando camminavo sul selciato, veramente cattivo, di queste strade oscure e contorte, mi pareva di trovarmi ancora in Anagni, dove pure più d'una volta tennero corte i Papi e dove sussistono tuttora le rovine del palazzo di Bonifacio VIII. Quella citt

Per via camminavo come intontito; il piccino, benedetto piccino, il piccolo amico mi seguiva. Mi seguiva la sua vocetta tenera, come ora mi parla mentr'io scrivo di lui a te. Perchè in questa malinconica mattina di marzo, egli è qui accosto a me. E nel silenzio della mia cameretta, egli mi ripete ancora, dolcemente, con un balbettìo d'angiolo: Vulite 'o vasillo? Vulite 'o vasillo?

Dopo un poco, Giuliana rallentò il passo. Io le camminavo al fianco, così vicino che di tratto in tratto i nostri gomiti si toccavano. Ella guardava intorno a con occhi mobili e attenti, come temendo che le sfuggisse qualche cosa. Due o tre volte io sorpresi su le sue labbra l'atto di parlare: il principio di una parola vi si disegnava, senza suono.

Egli mi strinse forte il braccio; poi mi lasciò. Entrai solo. Nella notte il silenzio della casa era sepolcrale. Un lume ardeva nell'andito. Io camminavo verso quel lume, come un sonnambulo. Qualche cosa di straordinario avveniva in me; ma io non ci vedevo ancora. Mi fermai, quasi avvertito da un istinto. Un uscio era aperto: un chiarore trapelava per la tenda abbassata.

Le tue piccole onde sorridono trotterellando sulla ghiaia... Così, così a timidi passi io seguivo il bel sogno fiorito di due verginali pupille e il riposo del cielo fra labbra innamorate!... Così io camminavo a passi timidi nel serico fruscìo delle vesti muliebri, andando verso l'ardente penombra persuasiva... Orrore!

Mi avanzai verso il santuario, con cautela. Prevedendo il caso che mia madre dormisse, camminavo piano per non disturbarla. Discostai le portiere, mi affacciai dalla soglia. Udii infatti un respiro di dormiente. Vidi mia madre addormentata su una poltrona accanto alla finestra; vidi, fuor della spalliera d'un'altra poltrona, i capelli di Giuliana. Entrai.