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Marzia, che abbiam lasciata fuggente dalla sua cella dopo d'aver atterrato e quasi strangolato il gesuita dominata ancora dal parossismo di disperazione in cui l'avea condotta il perverso colle diaboliche insinuazioni, avea conservato però presenza di spirito sufficiente per impadronirsi del mazzo di chiavi attenenti alla chiave della propria cella, e profittando della confusione suscitata da Cozzo e compagni nel loro assalto, si accinse ad aprire quante celle le capitarono nel corridoio piene tutte di prigionieri e per fortuna indovinò nelle stesse quelle delle sue compagne.

Ma col favor de' nuovi materiali, la più parte inediti, che ho rinvenuto a Parigi, e sommano a un centinaio tra diplomi e altre notizie, io ho potuto aggiungere o convalidare alcuni fatti di gran momento. Molte memorie dovean qui restare, attenenti a una dominazione che uscì dalla Francia; e che toccata quella fiera scossa della rivolta di Sicilia, ebbe ricorso nuovamente alla Francia; la trasse alla guerra di Spagna; e s'aiutò per venti anni della sua influenza politica e delle sue armi. Fattomi, con questa {ii} certezza, a cominciar le ricerche, le trovai facili pel favore de' molti egregi Francesi e Italiani che m'aprivan le braccia in questa ospitalissima Francia, usando meco non solamente con gentilezza, ma con benevolenza, con sollecitudine, con affetto; i nomi de' quali non ripeto, perchè quando si parla d'uomini sommi, anche la espressione della gratitudine può parer vanit

Anco il Papa ci fece il suo civanzo, oltre quello che apparve stipulato, e questo fu, che si amicò la Francia senza romperla con la Spagna, onde alla occasione si procurava la scelta della servitù; alla Italia poi invece di uno pose sul collo due gioghi, consueti doni del Papato. Di Alessandro dei Medici, che prese nome di Lione XI altro non è a dirsi, eccettochè visse soli 27 giorni; i Francesi, i quali lo reputavano a loro propizio ci spesero per ispuntarla contro gli Spagnuoli 300,000 scudi; li giuntò la morte, e per questo li posero in canzone gli Spagnuoli, che messi su l'avvisato attesero con diligenza maggiore alla nuova elezione donde uscì fuori Cammillo Borghese in fama di loro parziale, che tolse nome di Paolo V. Anco di lui breve, comecchè agitasse gravi cose, ma all'argomento nostro non pertinenti; poco seppe dei governi del mondo sprofondato negli studi forensi nei quali acquistò nome di sofista, e d'ingegno cupido, mascagno, e presuntuosamente cocciuto; siccome per essere eletto Papa egli si astenne dai soliti intrighi, ebbe fede sul serio trovarsi assunto alle somme chiavi per virtù dello Spirito Santo; oltre questa fede egli n'ebbe un'altra, e fu, che lo avessero ad uccidere di ferro, o di veleno; per la quale cosa sospettando di tutto, e di tutti viveva misera vita; impaurito atterriva, e a danno suo lo seppe il misero Piccinardi cremonese, il quale compose non so quale poema satirico manco in ispregio di lui, sibbene in odio di Clemente VIII; il misero poeta non lo aveva per altro pubblicato con le stampe, anzi lo teneva sotto chiave; lo denunziò una donna; Paolo ne prese occasione per ispaventare, e siccome la voglia sua parve piuttosto immane, che feroce, magnati Romani, oratori di principi amici lo supplicarono per cotesto fallo non volesse fare sangue, ed ei lo promise: ma quando se lo aspettavano meno gli mozzò il capo a Santo Angiolo, e ne prese i beni. Proseguendo nella tumida presunzione scomunica il reggente di Napoli per avere dannato alle galere per cause attenenti ad interessi chiesastici un protonotario, e un libraio; si arruffa con Savoia a cagione di benefizi, con Genova per avere vietato le assemblee dei Gesuiti scuola perpetua di subbugli, con Lucca la quale ordinò i decreti degli officiali del Papa non si eseguissero se non dopo ottenuta l'approvazione del Governo; con Venezia poi molti e vari i capi di contesa spirituali tutti; litigavano pei confini su quel di Ferrara, per le pesche, e per la navigazione del Po; il legato di Ferrara fece pigliare alcune barche peschereccie dei Veneziani; questi per rappresaglia si portarono prigioni una frotta di papalini, e con navigli armati sostennero a forza le loro ragioni. Ma il Papa più pertinace che mai pretende i diritti regali su Ceneda, e i Veneziani non gli danno retta; egli ordina i giudizi dei tribunali vescovili della Venezia si deferiscano a Roma, i Veneziani minacciano a cui obbedisce guai; il Papa scomunica i renitenti, i Veneziani provvedono non sorta effetto civile la scomunica: poi venne il negozio delle decime; il Papa le volle per , non le potendo ottenere, dispensava da pagarle; se non le poteva esigere egli anco i Veneziani le dovevano avere; anco su i libri si levarono querimonie infinite: larghi i guadagni di questa industria a Venezia; il Papa si affaccendava quotidianamente a proibirli mettendoli allo Indice; a questo mo' impedito che a Venezia si stampassero e altrove emendati alla sua maniera procurava si pubblicassero a Roma: questo volgere l'autorit