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La Valtellina indipendente Invasa dai Grigioni Politica delle potenze Battaglia di Tirano Governo della Valtellina La Valtellina resa ai Grigioni Lamenti Il trattato di Milano è cassato I Grigioni espulsi dalla Valtellina Invasi dagli stranieri Riconoscono l'indipendenza della valle Ne spiace alle potenze Ambagi diplomatiche La valle consegnata ai Papalini Occupata dai Francesi Trattato di Monson.

Per caso passommi accanto il terribile maggiore Fauchion, che tirava moccoli contro i papalini e i preti disturbatori dell'ordine militare, e riconosciutomi per avermi visto in castello e additandomi i nostri fucili infranti lungo la strada mi apostrofò con aria di meraviglia e simpatia: O come! voi fate la guerra con coteste armi?

Al mondo ripugnava il rinnovato abbraccio di Clemente VII e Carlo V, e non parve eroico prodigioso che quasi dodicimila tra cesarei e papalini, con cavalleria, treni d'artiglieria e fucili a dodici colpi il minuto si lasciassero sconfiggere da quattromila scamiciati senza armi, e solo dopo ripetute prove li debellassero, senza avere il fegato di inseguirli e di entrare in Mentana, centro della battaglia.

E non soltanto i soldati papalini ma si divisò d'impiegare in quell'ardua impresa tutta la truppa straniera, che si trovava al servizio del Papa. Un generale straniero di gran fama fu chiamato a dirigere la grande campagna e tutto si preparò con alacrit

Ancona, diroccata, affamata, straziata, dopo 35 giorni di resistenza veniva forzata alla resa. La marina mercantile Anconitana della quale era a capo Antonio Elia fece nella difesa del patrio suolo bravamente il suo dovere. Era necessario pensare alla salvezza dei compromessi politici affinchè non cadessero nelle mani dei sbirri papalini e dei Croati.

Parve ai papalini di vedere nelle parole di Ricasoli una provocazione. Essi consigliarono sempre più vivamente il Papa a partir per l'esilio. Secondo loro, egli doveva abbandonare Roma, andare a risiedere a Civitavecchia, circondato dalle sue truppe, ed aspettare l

I papalini arrivati dopo il combattimento infilzavano colla baionetta i cadaveri de' nostri e poi entravano in Roma insanguinati, gloriandosi di aver scannati dei garibaldini. In una palazzina rossa di Mentana, dove erano ricoverati molti nostri feriti, entrarono dalla parte del monte gli zuavi del papa e loro ingiunsero di raccomandarsi a Dio perchè per essi la era finita.

Erano i francesi che, vedendo profligati i papalini, accorsero coi loro battaglioni nella mischia in primo rango e strabocchevoli rovesciarono da Villa Santucci su di noi la nostra avanguardia di Stallo, che veniva miseramente ferito nelle gambe.

Le abominazioni dello antico Egitto i soldati papalini rinnovarono in Francia; i contadini francesi li chiamavano: «ammazzatori di donne, e di fanciulli; amatori di capreperò quante capre trovavansi nei luoghi da loro traversati incendevano.

Morte ai mercenariurlava il popolo, mentre difilavano verso i loro quartieri i Papalini che con due cannoni e molto apparato di forza tornavano dalle Filigari, ove avevan compita la missione d'impedire ai Volontari d'entrare sul territorio romano. «Morte ai Papalini!