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Fu rioccupata da Belisario, riassalita da Totila; combattevvisi intorno tre , e fu vinto Totila; ma con poco frutto: ché dopo poco di guerra spicciolata fu in breve, per nuovi intrighi di corte, richiamato Belisario, il quale avea cosí guastata la gloria di sua prima impresa d'Italia.

Passeggiò un poco ancora pel viale attendendo donna Livia; poi, vedendo ch'ella non veniva, si diresse verso il palazzo mormorando: Che diavolo è accaduto?... Convien dire che donna Rosalia stia male davvero, od abbia bisogno di lunghe consolazioni! Basta; ora ho fretta di maritar donna Maria; chè io non voglio lunghi preamboli.... Il principe ne è pazzamente invaghito.... Si soddisfi pure.... chè infatti ella è bella assai.... Per altro.... senza quel secreto, donna Maria con tutti i suoi vezzi l'avrei cardata fra quattro mura.... Vi sarebbe morta di rabbia, oppure per distrarsi vi avrebbe immaginato mille intrighi.... Eh la conosco! perversa, finta, vendicativa al massimo segno.... Quando sar

Ma il duca di Savoja aveva antiche pretensioni e gravissime convenienze sul Monferrato. Il re di Spagna, o dirò piuttosto il conte d'Olivares suo ministro ambendo posseder tutt'Italia, mal sopportava questo vicino sostenuto dal re di Francia, o dirò piuttosto dal Richelieu suo ministro. E così per intrighi di successione e miscele di regii maritaggi, di cui non vogliono ricordarsi quei che beffano i ridicoli motivi delle guerre popolari delle repubblichette del medio evo, nacque una delle miserabili guerre regie, cominciate senza buona cagione, condotte senza piet

Un cambiamento notevole era successo nella situazione rispettiva dei coniugi Rialdi: la moglie non era più così autoritaria, il marito non era più così docile come una volta. Col suo arrabattarsi continuo, co' suoi intrighi orditi di lunga mano, con la sua pretensione di ristorar le fortune della famiglia, la contessa Zanze non era riuscita che al colossale sproposito di maritar la figliuola a un uomo vizioso e rovinato; senza impicciarsi in nulla, senza far altro che passar quattr'ore al giorno all'Uffizio e il resto della giornata a giocare a scacchi al Caffè della Vittoria, il conte Luca, gradino per gradino, era giunto a ottenere il posto di consigliere di appello, ch'è quanto dire a essere una persona d'importanza, che nelle feste solenni indossava la sua brava uniforme, s'allacciava a fianco uno spadino incapace di far male a nessuno, si metteva in testa un cappello a due punte, e percorrendo le strade pedibus calcantibus attirava sul suo passaggio le esclamazioni ammirative dei monelli. Aggiungansi a queste compiacenze morali quella d'avere uno stipendio che, in quei tempi di prezzi bassi, permetteva di mantenersi assai decorosamente. Onde non c'era più bisogno di pranzar fuori di casa due volte alla settimana, e s'era potuto sostituire con un servo effettivo e reale il cameriere che la contessa Zanze soleva prendere a nolo pe' suoi martedì. A fronte di questi benefizi il conte Luca pretendeva dalla consorte un rispetto maggiore e aveva anzi dichiarato in modo assoluto di non voler più lasciarsi chiamare coi titoli di pampano, babbeo e altri simili. La consorte ubbidiva fremendo. A lei pareva d'aver attivit

I Ministri, che ascoltavano a bocca aperta, fiutarono subito in questo concorso matrimoniale una occasione propizia per rimpannucciarsi, un campo favorevole agli intrighi ed alle cabale.

Conduceva nello stesso tempo due intrighi, l'avventura piacevole e il matrimonio solido. Clara Dolores non aveva colpa alcuna. Libera, mal conosciuta e abbandonata dal conte Fabiano, aveva disposto del suo cuore come più le era piaciuto, certo con l'illusione di trovare in Duccio Massenti l'uomo fedele e degno.

Allora, perduta oramai, fuor di Roma e Ravenna, quasi tutta Italia, la corte donnaiola di Costantinopoli rimandava il conquistator Belisario; ma tra' molti intrighi, e con poco esercito, pochi danari, poco favore.

ALESSANDRO. Io non gli torrò per non far pregiudicio alle mie ragioni. Andrò a Sua Eccellenza, raccontarò il fatto: ella dará ordine di quello che ará a farsi. M'incresce nell'anima ch'abbia a venir con voi, che v'ho stimato mio padre e padrone, a termini cosí fatti. FILIGENIO. O Iddio, che intrighi son questi ove mi trovo? Va', Forca, e vedi se puoi far nulla.

Il re, con la Marchesa, come i cortigiani chiamavano la Pompadour, vi andavano spesso, preferendo i giardini di Lenôtre al Louvre; e in quello splendido soggiorno, ancora tutto pieno delle memorie del gran re e del gran secolo, le feste si succedevano, una più variata dell'altra: balli, ricevimenti, caccie, recite, e frammezzo a tutto questo, i facili intrighi, improntati della leggerezza del tempo, si legavano, rompevano e riannodavano incessantemente.

Ben vi concedo che, se dopo una Dieta essi non si convenissero di costituire gli ordini generali sopra ciò, allora si potrebbe poi dire che non si contentassero che in universale vi fosse provveduto, ma che vorrebbono che ciascun principe e ciascuna repubblica restasse nella sua podestá e primiera libertá: onde, se cosí avvenisse, siate pur certi e sicuri ed anche tenete a memoria quello che io vi dico: che al mondo non si sentiranno giammai li maggiori garbugli ed intrighi di quelli che dappoi, per causa della disunione suddetta, con danni eccessivi ed intollerabili di molti, nel maneggio delle monete ne succederebbono.