United States or Marshall Islands ? Vote for the TOP Country of the Week !


Mosse tuttavia re Roberto a difender Genova quando ella fu assalita da Matteo Visconti e da' ghibellini, lombardi e fuorusciti di lei . Veniva un nuovo principe francese, Filippo di Valois, a capo de' guelfi lombardi, ma Matteo Visconti lo sforzò a partire ; veniva Cardona, un venturiero aragonese, e il Visconti vinceva lui , e tutti i guelfi, e tutti i nemici di sua casa, che lasciò definitamente fondata quando morí . Fu detto il «gran Matteo»; ma siffatti epiteti son sempre relativi al secolo in che si dánno; e in questo non furono veri grandi se non i padri di nostra lingua, od anzi solo Dante; in politica e guerra di terra, non ne fu uno certamente; tutt'al piú alcuni ammiragli che vedremo.

Ma non ci dilunghiamo dal nostro argomento. La notte è calata, notte buia e fredda, siccome si è detto, e gravida di tempesta. Giovanni di Trezzo e i suoi trecento fanti escono silenziosi dal battifolle di Pertica, sfilano leggieri a guisa di ombre davanti a quel pozzo, in cui, la mattina di quel medesimo giorno, aveva pigliato un bagno freddo il povero Falamonica. Spartiti in dieci bandiere, ognuna delle quali constava di trenta uomini, cioè a dire dieci balestre, dieci picche e dieci pavesi, i soldati di Don Giovanni di Trezzo (la dominazione aragonese nel reame di Napoli aveva gi

Io intendevo parlare del comandante vero, di quello che fa tutto in casa nostra. Non è questi il Roccabertino? E chi è il Roccabertino? non è forse un Aragonese? Ed io ho per luogotenente un Catalano. La differenza è qui tutta. L'argomento non ammetteva risposta; e messer Filippino potè anche pensare che ognuno in casa sua si governa a suo modo.

Dopo Monzon, la campagna aragonese non è che vaste pianure, chiuse in lontananza da lunghe catene di colline rossastre, con pochi miseri villaggi, e qualche colle solitario su cui nereggiano le rovine d'un castello antico. L'Aragona, gi

Un raggio di speranza lo aveva portato con la marchesa di Moya. Si era sentito rinascere all'annunzio che i nuovi sovrani di Castiglia sarebbero giunti a Laredo, togliendo al perfido Aragonese l'amministrazione del regno. Ma anche un animoso tentativo della generosa Beatrice di Bovadilla era andato a vuoto. Il prevosto delle carceri, pregato, minacciato da lei, aveva resistito a preghiere, a minacce; e donna Beatrice era partita per Burgos, promettendo molto al povero conte, animandolo a sperare da capo, ma neanche lei ben certa di promettere utilmente, di dargli speranze efficaci. E i giorni passavano, ed erano giorni d'angoscia terribile. Ferdinando era andato a Burgos, incontro ai nuovi sovrani. Accorto com'era, non avrebbe acquistato sovr'essi un ascendente che gi

Sospetti del governo aragonese, e ruina d'Alaimo. Casi dei prigioni in Messina. Morte di re Carlo e di papa Martino. Provvedimenti della corte di Roma. Capitoli di Onorio. Insidia di due frati messaggi suoi in Sicilia. Giugno 1284-1285.

Il consiglio di affamar Carlo mandando la flotta aragonese, è dato a Giovanni di Procida dal Malespini, dal Villani, e dalla Cronaca della cospirazione. D'Esclot, cap. 92. Bart. de Neocastro, cap. 45. Bart. de Neocastro, ibid. Saba Malaspina, cont., pag. 380.

VIII, ricordata da alcun documento, o memoria degna di fede; e che per lo contrario tace le buone e solide ragioni del dritto della regina Costanza, e della elezione dei Siciliani, e l'altra, ch'ei tanto metteva innanzi, dei denegati aiuti del papa contro gl'infedeli; le quali ragioni leggonsi nel detto manifesto, in Saba Malaspina, nella Cron. di S. Bert., e negli istorici siciliani e catalani più informati del linguaggio della corte aragonese in quest'incontro.

Ai «Fossi», laggiù dietro la via larga e popolosa della Ferrovia, terminava il mercato dei panni. Le mercantesse si sbandavano. Alcune pigliavano per la strada della marina, altre si indirizzavano alla Via Nolana, dalla quale si levava, nel lontano, un fitto polverio bianco. Altre infilavano l'arco aragonese di Forcella e si cacciavano, a gruppi di due o tre, coi lor mucchi di panni in capo, ne' vicoletti della Vicaria o ne' labirinti di quelli della Duchesca ove, qua e l

Scese in Italia con poca gente, pochi danari, s'abboccò con Bonifazio, risalí a Firenze, mutovvi il governo da' bianchi a' neri, che esiliarono i bianchi, e cosí Dante . L'anno appresso guerreggiò contra Federigo Aragonese, approdò in Sicilia; ma vi fu ridotto a cosí mal partito, che ne seguí finalmente la pace tra Francia, Aragona, Puglia e papa da una parte, e Federigo dall'altra, e ne rimase Sicilia a questo, secondo lo scritto per sua vita solamente, ma di fatto a sua famiglia poi . A tal fine contraria riusciva una delle ire di Bonifazio.