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Al ricordo di don Cristoval il volto della marchesa di Moya si era rannuvolato, e il vivido sguardo nascosto sotto le palpebre. Ma le ultime parole la scossero; si dischiusero gli occhi, e tutto il volto si atteggiò ad espressione di doloroso stupore. In un tugurio, Voi dite? Molte nuove giunsero qui, del grande Almirante; non questa, ch'egli fosse in angustie. Non è egli presso la Corte?

Se poi il conte Fiesco si decide a far firmare questo trattato dal re Cristianissimo, non c'è più mestieri di prove da Genova, non c'è più mestieri di prove da San Domingo, e la prigioniera è restituita al povero conte. Così dicendo, la marchesa di Moya aveva cavato un foglio dalla sua borsa di velluto, e lo metteva sotto gli occhi della regina. Giovanna lèsse, e strinse convulsamente le labbra.

Dalla marchesa di Moya fu presentato alla regina; fece un profondo inchino, balbettò poche frasi rotte dalla confusione del momento; ma in quella confusione gli venne bene di poter salutare in lei "l'angelo di Castiglia." Angelo per la bont

Damiano! gli bisbigliò tra due baci, che non la regina Giovanna, non la marchesa di Moya, l'ostessa della Gaita Zamorana ne avevano sentiti i più ardenti. Abner Ben Meir, e tutto il resto, aveva finito di contare i suoi cinquanta castigliani, e si voltava a guardare, dopo aver sentite quelle vivaci dimostrazioni d'affetto. Sposi novelli, capisco; diss'egli, ammiccando.

Don Cristoval doveva fare tutta la strada che intercedeva fra lui e Beatrice di Bovadilla. L’obbligo era tutto del cavaliere; e da buon cavaliere, don Cristoval si avvicinò alla bella marchesa di Moya.

Ma c'era tanta asseveranza in quel no, e tanto candore negli occhi del gentiluomo, che la marchesa di Moya non ebbe più ombra di dubbio, e prendendogli la mano ch'egli stava per mettersi sul petto a testimonio della sua fede, ripigliò in questa guisa: Vi credo.

Come c'entra donna Beatrice di Bovadilla? chiese il Ximenes. Anche a non tener conto delle ciarle del mondo, che suole inventare tutto quello che non sa, possiamo maravigliarci che la marchesa di Moya sia ritenuta più adatta a riunire due anime state tant'anni divise. Non si maravigli il savio; rispose Bartolomeo Fiesco. La marchesa di Moya conosce Beatrice Enriquez.

La marchesa di Moya, che veniva dopo di loro a pochi passi di distanza, vide il comico agitarsi del disgraziato; ma non si diè cura delle sue smanie, e seguitò imperturbata un esodo che le pareva troppo bene avviato. Ma egli non la intendeva così; e fattosi animo, afferrò la marchesa per una manica ricadente della sua sopravveste di broccato.

Triste! esclamò il capitano Fiesco, in un di quei brevi colloquii ch'egli e Fior d'oro avevano ad intervalli con la marchesa di Moya. Anche la speranza l'ha abbandonato. È vero; e lo pensavo ancor io; disse donna Beatrice. È un brutto indizio. Ma se ha da morire, riprese ella, con voce piena di sdegno e di lagrime, è bene che muoia così, col sentimento della ingratitudine dei grandi.

Egli ebbe notizia di ciò che Giovanna aveva fatto, e stava rivolgendo qualche frase benevola al prigioniero liberato, quando la marchesa di Moya si avanzò per dargli spiegazioni più minute.