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Politica! diss'egli tra . Lasciamola ad Aristotile; io ne ho piena la testa. E le tasche; soggiunse con amara celia, mentre si tastava il giubbone. Ce l'ho qui, io, buoni Castigliani, il trattato che dovr

Ma l'ho io, Ben Meir Aben Ezra; disse il frate scudiero. Sia questo almeno per la mancia, a chi t'ha condotto un così generoso avventore. Che è pronto a darti i cinquanta castigliani; aggiunse il Fiesco, rimettendo mano alla borsa. Dio santo! li hai ben guadagnati.

Fece i suoi conti con molta diligenza, tirò la somma, e mise il foglio sotto gli occhi dell'avventore. Ma anche il frate scudiero ci volle dare la sua sbirciatina. Cinquanta castigliani! gridò. Ah furfante! Meriteresti d'esser trattato come quei due tuoi antecessori in Israele furono trattati dal Cid Campeador, che Dio l'abbia in gloria. Vuoi che te la canti io, la romanza?

Fu poeta anch'egli, e compose, secondo l'opinione comune, un libro di cantici sacri in dialetto galiego e due altri libri in versi castigliani: l'uno intitolato dei Lamenti, l'altro il Tesoro. Se le monete fatte battere dal re Alfonso erano di bassa lega come i suoi versi, bisogna dire che egli fosse un gran ladro.

Damiano! gli bisbigliò tra due baci, che non la regina Giovanna, non la marchesa di Moya, l'ostessa della Gaita Zamorana ne avevano sentiti i più ardenti. Abner Ben Meir, e tutto il resto, aveva finito di contare i suoi cinquanta castigliani, e si voltava a guardare, dopo aver sentite quelle vivaci dimostrazioni d'affetto. Sposi novelli, capisco; diss'egli, ammiccando.

Ma se all'ammirazione del Loti per la Spagna noi abbiamo potuto contrapporre quella d'un artista come il Giacosa per l'America, troviamo un altro scrittore, un sociologo, il Guyot, il quale se la piglia direttamente coi fautori dei Castigliani in un libro severo come una requisitoria: l'Evolution politique et sociale de l'Espagne.

Sia; disse il re, che era stato a sentire pazientemente la lezione del conte; il vostro Almirante ha l'ingegno divinatore. Non gli basta? È la sua gloria; dev'essere la sua contentezza. Dio manda ad ogni tanto uomini di questa fatta nel mondo, per adempiere un'alta missione. Non gli basta neppur questo, che è pure il suo premio? Perchè, servito dalla fortuna oltre ogni speranza sua, vuol egli ancora una rendita che andrebbe, a conti fatti fin qui, a cento milioni di scudi castigliani? Perchè vuol essere almirante maggiore, ritenendo un titolo che qui fu portato soltanto da don Federigo Henriquez, mio nonno materno? Perchè vuol essere vicerè delle Indie, titolo che richiede gran nobilt

Il vostro Almirante è uomo da scoprir terre, avendone l'ingegno divinatore, come voi dite; non è uomo da governarle, non avendo l'ingegno amministrativo, come dico io, imitandovi. Ed ha offesi mortalmente i nostri Castigliani, obbligandoli perfino a lavorare la terra. Ancor essa, la santa Isabella, non seppe in tutto perdonargli.

Intanto, giacché, fuor d'ipotesi, siamo cittadini privati, non amiamo, per noi pel nostro prossimo, la diffusione de' narcotici. E che v'ha dunque ne' versi castigliani del secolo decimoquinto, che possa rimunerare in qualche maniera la cortesia di chi profonde ora il tempo nel leggerli?

Mio signore!... gridò il vecchio Abner, sgranando gli occhi. Oh mio signore! Voi siete magnifico, da vero Italiano, da vero Genovese. Io son sicuro di avere i miei cinquanta castigliani. Così ne avessi chiesti sessanta, frate Alessandro, che mi fate gli occhiacci! La signora contessa parr