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E su questa semplice apparenza avete fondata la vostra argomentazione, donna Beatrice? e siete giunta fino a credere l'Almirante pacificato colla Enriquez? con una donna, che era diventata una immagine? con una immagine svanita e dimenticata? Dov'è ora quella donna? Non so; certo non è in Segovia; certo non l'ha egli riveduta dalla vigilia del consiglio di Salamanca. Son diciott'anni passati.

Come c'entra donna Beatrice di Bovadilla? chiese il Ximenes. Anche a non tener conto delle ciarle del mondo, che suole inventare tutto quello che non sa, possiamo maravigliarci che la marchesa di Moya sia ritenuta più adatta a riunire due anime state tant'anni divise. Non si maravigli il savio; rispose Bartolomeo Fiesco. La marchesa di Moya conosce Beatrice Enriquez.

L'obbligo mio era di non attraversarmi alla Enriquez, di lasciargliela sposare. Non accennava a questo disegno, la sua deliberazione di togliere il paggio Fernando dalla Corte, levandomelo dagli occhi? E perchè non chiamare con il primogenito, destinato un giorno a succedergli, e perciò meglio indicato ad un viaggio d'esperimento, che gli facesse conoscere il suo futuro governo?

La Casa de Pilato, posseduta dalla famiglia di Medina-Coeli, è, dopo l'Alcazar, il più bel monumento d'architettura araba che esista a Siviglia. Il nome di Casa di Pilato le venne da che il suo fondatore, Don Enriquez de Ribera, primo marchese di Tarifa, la fece costrurre, secondo si narra, ad imitazione della casa del pretore Romano ch'egli aveva vista a Gerusalemme dove s'era recato in pellegrinaggio. L'aspetto esteriore dell'edifizio è modesto; l'interno è meraviglioso. Si entra dapprima in un cortile, non meno bello di quello incantevole dell'Alcazar, cinto d'un doppio ordine di archi sostenuti da leggiadre colonne di marmo, che forman due leggerissime gallerie, l'una sovrapposta all'altra, e delicate tanto alla vista da far temere che rovinino al primo soffio di vento. Nel mezzo è una graziosa fontana, sorretta da quattro delfini di marmo e coronata d'una testa di Giano. I muri sono ornati, in basso, di fulgidi musaici; più su, coperti di ogni maniera di capricciosi arabeschi; qua e l