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Aggiornato: 11 giugno 2025
Certo, non vedeva di mal occhio quell’aria di onesta alterezza la regina Isabella, che tanto si era adoperata per appagare i voti del navigatore Genovese; di quella alterezza doveva compiacersi, come di propria vittoria, quella nobile dama che stava in piedi accanto allo scanno della regina, la marchesa di Moya, Beatrice di Bovadilla.
Ma che! non obbedirete affatto; interruppe la marchesa di Moya, col suo piglio imperioso. So tutto. In poche parole mi ha informata il signor Adelantado di tutto. E per servizio d'Aragona non occorre più niente. Il capitano Fiesco era rimasto sconcertato, guardando Beatrice di Bovadilla, poi l'Adelantado, che era entrato dietro a lui nella stanza.
Volevo chiedervi se la marchesa di Moya fosse ancora alla Corte. Mi avete detto anticipatamente di no. Nei suoi dominii, avete aggiunto. In quali? Moya, che apparteneva al marito, è in Catalogna. Bovadilla, che appartiene al suo nome, è in Andalusia; ma lontano da Siviglia, mi pare. Ed è a Siviglia, la nobil signora; rispose l'Almirante; ma non nel castello de' suoi padri.
Giovanna ammette le cortesie, non riprova le garbatezze; ma ci vorrebbe più riguardo, più misura, più parsimonia. È gelosa, e la gelosia non ragiona; è gelosa, e ne soffre doppiamente questa volta, perchè la gelosia ha un argomento visibile su cui esercitarsi, e perchè infine ella ama la marchesa di Moya, e non vorrebbe privarsi di lei.
Aggiungete che la nube occorsa tra lui e don Cristoval, o piuttosto tra lui e la sua nobile compagna, era stata così lieve! Si poteva dir quasi che niente fosse avvenuto. Se poi era avvenuto qualche cosa, quel poco era stato facilmente dimenticato. Per tanto, non fu difficile a don Cristoval di vedere la marchesa di Moya, in privato colloquio.
Ecco la regina, mozzo Bonito; fu pronta a dire la marchesa di Moya; la regina Giovanna, che vi fa la grazia di venirvi a vedere. Il mozzo Bonito guardò quella dama dal malinconico aspetto e dai grandi occhi buoni; si chinò, le prese la mano, baciandola divotamente, e ruppe in uno scoppio di pianto. Erano le prime lagrime che Fior d'oro avesse versate l
Invito a palazzo. Israele aveva levate ancora una volta le tende. La marchesa di Moya si era dunque apposta al vero, dicendo al capitano Fiesco che la Corte sarebbe passata di quei giorni da Segovia a Valladolid. Sappiamo le ragioni politiche di quegli spessi tramutamenti; dobbiamo anche conoscere come e perchè se ne avesse così pronta la notizia nel convento di Santa Chiara a Siviglia. E non solamente in quello, ma in tutti i conventi di Castiglia. Era il tempo che la politica degli stati la facevano i vescovi e i grandi ordini religiosi, padroni dei re, nel nome istesso di una autorit
Siamo in viaggio, signora; disse il Fiesco, a cui non era sfuggito l'atto della marchesa di Moya; e Vostra Mercede mi perdoner
Non aspettavate di rivedermi così presto? gli disse a mezza voce la marchesa di Moya, mentre la regina si affacciava nell'intercolonnio, a guardare di sotto e d'intorno. Signora.... sa Iddio se avrei voluto contentarvi l'altro giorno; ma ho comandi superiori.... sono schiavo del dovere.... Il vostro dovere lo vedremo quest'oggi; ribattè la marchesa. E preparatevi a farlo bene.
Dicevo bene! esclamò Bartolomeo Colombo. Dicevo bene, se la marchesa di Moya veniva proprio a parlare col re. Non è lei, l'antica dama di palazzo della mite e generosa Isabella, che potrebbe commuover le viscere al marito di Germana di Foix. E notate che io avevo gi
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