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Aggiornato: 8 giugno 2025
Quell'abbraccio amichevole, riscaldò il padre Agapito, al secolo Mario Novelli; l'applauso dei colleghi gli fece perdere la tramontana. Anch'egli si trovò in vena di schiettezza e di magnanimit
E tu, prostituta del mondo, che sai tutti i baci, vampiro che succhi ogni vena con labbra voraci, tu fosti a quegli occhi la fata dormente nel chiuso giardino, il giglio lontano e divino, la bocca non anco baciata.
Non feci un gesto per difendermi, benché sentissi la mia vena iugulare contorcersi sotto le dita di Ram
Poi, con dottrina e con volere insieme, con l'officio appostolico si mosse quasi torrente ch'alta vena preme; e ne li sterpi eretici percosse l'impeto suo, piu` vivamente quivi dove le resistenze eran piu` grosse. Di lui si fecer poi diversi rivi onde l'orto catolico si riga, si` che i suoi arbuscelli stan piu` vivi.
Chi altri, non secondato come V. S. da una buona vena, insisteva il finto servitore, avrebbe potuto uscire in tal modo da una condizione sì terribile? La tua prudenza, la tua prontezza.... Ma bisogna tener conto anche della accortezza di V. S. questo diceva Marco ironicamente, nel metter a parte di tutti i suoi segreti un uomo onesto come me... e affezionato!
Ella s’interrompe, socchiudendo le palpebre, in uno smarrimento puerile. Mortella. E allora? La Rondine. Allora... Rapida, a fior di labbra. mi bacio le braccia. Mortella. Oh piccola! Ma ci deve pur essere un’altra specie d’amore. Giana Guinigi entra. Giana. Ah, ah, le donzelle ragionano d’amore. Le compagne ridono, come in vena di celia. La Rondine. È Mortella che mi fa l’esame e distingue.
che' quella voglia a li alberi ci mena che meno` Cristo lieto a dire 'Eli`, quando ne libero` con la sua vena>>. E io a lui: <<Forese, da quel di` nel qual mutasti mondo a miglior vita, cinq'anni non son volti infino a qui. Se prima fu la possa in te finita di peccar piu`, che sovvenisse l'ora del buon dolor ch'a Dio ne rimarita, come se' tu qua su` venuto ancora?
Tu mme staie atterranno iuorno pe ghiuorno! Ma chi v' 'o fa fa? Chi v' 'o fa fa? Vuie 'a me che nne vulite?! Giesú Cristo mio, o mm' 'o benedice o t' 'o benedico! E vedite che se vede a l'ebbreca nosta... Eggia'!... Se vedeno paricchie belli ccose!... I' mme ne vaco! I' ccá mmiezo nun mme ce fido 'e sta cchiú. I' n'ato poco ca ce stonco se schiatta na vena 'mpietto!
La notte, quando fu solo nel suo letticciuolo di collegiale, Maurizio pianse a calde lagrime il suo bel sogno svanito; ma con quelle lagrime gli si prosciugò la vena delle tenerezze. La cugina era una civettuola e una sciocca, vana della sua bellezza, felice d'esser guardata, e più fatta per godere gli omaggi della cavalleria che quelli della marineria.
Lo vo benissimo rispose Regina alzandosi dallo scrittoio. Ma l'è terribile e stupendo. Non mai avesti tu più di vena. Tu sei ispirato, amico mio. Esaltamento di febbre replicò Sergio. Al postutto, ch'è dunque l'ispirazione se non una febbre cerebrale? Ed io ò due febbri: una alla testa, una al cuore. Regina fece un passo verso di lui.
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