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La principessa rideva e scrollava il capo. Siete una meravigliosa figura, insisteva il principe, Dio vi ha largito tutto. Un artista dee sentirsi beato nel riguardarvi. A voi è mancata una sola forza: l'educazione del cuore, che vostro padre avrebbe voluto darvi, ma non potè, per la sua spensieratezza, che vostra madre vi avrebbe dato, se non fosse morta precocemente.

Ma lei non vuol capire: insisteva l'altro: non si tratta di lei adesso; solo si vorrebbe sapere, se veramente la giovine facesse quel passo di buona voglia, o se gliel'abbiano fatto fare.... Cioè... cioè!... disse il cappellano, guardando in viso con sospetto colui, e come sfinito da quel penoso interrogatorio.

Ma la signora Marianna insisteva tanto che l'altra si lasciò strappare una vaga promessa. Se le veniva la palla al balzo, se i discorsi di Eugenio gliene porgevano il destro, ell'avrebbe parlato. Una scaramuccia coniugale.

La servetta trasalì e levò il capo: si rizzò pure il gatto e fece arco della schiena, e sbadigliò. La voce veniva dalla camera da letto della signorina Sofia. Milia! Milia! Il gatto scese dalla finestra e s'avviò. La servetta raccolse il merlettino, il gomitolo, l'uncinetto e ammucchiò tutto sui fascicoli del romanzo. S'alzò e scosse il grembiale. La voce interna insisteva: Milia! Milia!

Ma no, ma no insisteva Giuliana, opponendosi non ti spaventare, mamma, che non è nulla.... Io vado a Tussi con la carrozza a prendere il medico propose Federico. Tra mezz'ora son qui. No, Federico, no! gridò Giuliana; quasi con violenza, come esasperata. Non voglio. Il medico non può farmi nulla. So io quel che debbo prendere. Ho tutto, su. Andiamo, mamma. Dio mio! Come v'allarmate subito!

Nella camera, solo la donna di servizio aiutava l'amica in quelle cure; la scena era avvenuta così rapidamente e tanto lontano dal centro della festa, che nessuno, neppure la viscontessa appartata in un salottino con qualche altra signora sofferente, se n'era accorto. «Desideri qualche cosa?... Vuoi che chiami tua zia?...» Ritrovando le sue forze a quella minaccia: «No... no!...» rispose Massimiliana, sollevatasi un poco sul letto; «ecco, è passato...» E, abbracciando l'amica: «Grazie... grazie!... Vorrei soltanto, come un favore, restare un poco sola...» La contessa insisteva per tornare più tardi; ma l'altra ripeteva: «Grazie, non occorre... È finito; ora sto bene...» E sorrise.

Pensava alle signore che dormivano e che si sarebbero spaventate... Ma insisteva per uscire. Due carabinieri si presentarono su la porta... Non abbia paura; siamo qui noi! disse uno di essi. Non ho paura di nessuno rispose alteramente il signor Kyllea. Sono suddito inglese!... Ma che vogliono costoro? Dicono che l'acqua appartiene ad essi; che lei l'ha distolta dall'altro versante della collina.

Il Conte però, notando come il Prete girava nel manico, insisteva alacremente: E questa ultima ragione sopra le altre vi muova, che se voi non accettate il patto io gli ripongo in cassetta... Eccellenza!...

E co' suoi monosillabi, con le sue frasi sibilline Bardelli lasciava intendere che le faccende di casa sua non procedevano come una volta. Ma non si spiegava chiaro, e Diana, sempre preoccupata della salute di Bebè, non insisteva per aver maggiori particolari.

No insisteva il sottotenente non devi per un puntiglio guastar tutto il bene che m'hai fatto... Non devi costringermi a dubitare del tuo grande amore. Ma, Guido... t'ho negato nulla? ella disse. Ti nego nulla? Avrò torto, ma ne dubiterei egli riprese. Sono tanto triste all'idea di abbandonarti che non riesco ad intendere come tu voglia amareggiarmi di più.