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Aggiornato: 14 giugno 2025


Lo sguardo della piccina incantata passava dal calamaio a un fermacarte di cristallo, sotto il quale si vedeva la chiesa di San Pietro, col cupolone, la piazza e la gente in cammino, tutto colorato. Sedete fece a un tratto il vecchietto, dopo una rumorosa soffiata di naso pigliatevi, , una sedia, quella nell'angolo, brava, sedete pure.

Non potrò mai dimenticare la figura del vecchietto curvo che portava il suo lungo naso a destra e a sinistra sopra la tastiera, dietro al moto composto e agile delle mani. Quelle dita scarne, aggrappate come uncini ai tasti, si discorrevan sotto, non parendo quasi muoversi, una musica quieta, legatissima, serena con qualche punta di affetto e di scherzo.

Il vecchietto dagli occhi vivi, dalle guance infossate, come se il lungo soffiare le avesse sgonfiate, solido e frettoloso come un frullino, conservava al disotto della sua nuova felicit

Non conosci il sor Paoletto Baracchi celebre professore di clarinetto? eccolo, quel vecchietto che agita il cappello. È il babbo della baronessa, un ometto modesto, allegro, rassegnato, che gode il papato all'ombra di sua figlia. Credo che sia l'uomo più felice del mondo. Mangiare, bere, viaggiare e trovar tutto pagato per uno che ha soffiato trent'anni in un pezzo di legno, si può dare di più?

Tuttavia si adattò. Doveva farlo. Suo padre, non più sano e vegeto come una volta, omai per la molta debolezza era ridotto a passare le intere sue giornate dietro il banco della caffetteria, beatificandosi nel vedere il figliuolo intorno a , ed esultando allorchè qualcuno veniva a chiedere per qualche urgente consultazione se ci fosse il dottore. In quell'epiteto, ch'egli pronunciava cogli occhi luccicanti d'orgoglio, pareva al povero vecchietto di raccogliere il premio di tutta la sua vita di operosit

Veleni? Che faccia feci? Ma il vecchietto si affrettò a soggiungere, battendo in petto la mano aperta: Io anche un poco medico.

Senza volerlo io mi era avvicinato un par di braccia il mio vecchietto poco meno così che i nostri sguardi s'incontrarono per la prima volta tanto da vicino, che la corrispondenza non poteva da quel punto essere meglio stabilita...

Il vecchietto si tolse i suoi occhiali, cavò da un taschino un astuccetto di cuoio rosso, da cui levò fuori una grossa lente. Con una mano teneva la lente all'occhio destro, con l'altra alzava a uno a uno i gioielli verso l'occhio: esaminava attentamente i diamanti.

Sceglimi in scuderia una bestia buona, sicura, proprio quieta. Ci sarebbe Calif, rispose Drollino, dopo aver pensato alquanto. Calif, ai suoi giorni, era stato un fiero corridore, ma ora era vecchietto assai e aveva smesso ogni baldanza. Bravo! Calif; per l'appunto. Sai cosa voglio fare?... Voglio montare a cavallo. Lei! disse Drollino attonito.

Che lle starranno facenno? mormorò il vecchietto. Due lagrime gli vennero giù lentamente per le gote. Il portinaio vuotò la pipetta nella mano e, dopo un silenzio, chiese: Mbè? Quanto durò quella vita? N'anno. Poi fu come una caduta. Come uno che cade da una terrazza all'ultimo piano e si trova a terra. Povera figlia! Stette malata due mesi e perdette tutto. Diventò un'altra.

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