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Quando vi era, ella frugava dappertutto, guardava ogni cosa, apriva i fascicoli di musica e li percorreva lungamente con lo sguardo, come se avesse saputo decifrare le note, toccava quasi paurosamente i tasti del cembalo, faceva mille domande cui Guglielmo rispondeva talvolta ridendo, talvolta cupo; e sopratutto lo guardava lungamente come se nel suo viso avesse trovato la spiegazione di tutto ciò che le riesciva incomprensibile.

Che lei cantasse, che lei suonasse il pianoforte, che lei suonasse l'arpa, nessuno poteva saperne nulla, poichè niuno pensava che un elefante mormorasse le romanze di Tosti, che un elefante facesse scricchiolare la sedia del pianoforte ed i tasti, per suonare una polka di Chopin, che un elefante osasse sedersi presso l'arpa e abbracciarla e trarne suoni divini.

Un banchiere? chiamano proprio lui, i banchieri! a sentirlo, pare che tasti il polso a tutta l'aristocrazia; ma io ci vedo bene; qui, con ricette sue non vengono che straccioni cui non riesco a cavare dieci soldi neanche se li ammazzo. SALISCENDI. Pure è uno dei primi medici.... ha studiato assai.

Rosina cantava queste strofe, le quali con tutto il fuoco dell'animo virginale accompagnava con soave melodia sugli armoniosi tasti, quando, posato l'occhio sopra un mobile di mogano sul quale vedevasi un magnifico specchio, vi scôrse un oggetto che attrasse tutta la di lei attenzione deviandola dall'argomento del canto.

Si sentì il suono di un pianoforte nella stanza vicina. Era Lucilla che scorreva colle dita sui tasti. Mi dispiace anche per quei ragazzi disse la signora Giulia guardando verso l'uscio. Che? Che? borbottò il signor Benedetto. Riscaldi di gioventù..... Impegni non ce ne sono.... Grazie a Dio, la promessa formale non ha ancora avuto luogo.... In ogni modo, quando cambiano le circostanze....

Sonvi tasti, che non si devono toccare, presente la famiglia.

Il salotto era addobbato con carta a fiori d'oro sul fondo rosso; i mobili mal disposti, in ordine scrupolosamente simmetrico, facevan pensare a lunghi mesi d'abbandono, quantunque non vi fosse un grano di polvere. Il pianoforte, del quale Filippo toccò alcuni tasti, emise un miagolìo prolungato che fece ridere Loredana.

Ride il Demonio.... rida.... il Demonio è uno stupido: se venisse nel mondo, i borsaioli adesso gli ruberebbero la coda; egli è buono per mettere paura ai bambini. Del gran cimbalo dell'universo bisogna sapere toccare tutti i tasti. Ora è mestieri vedere Guglielmo, e poichè non si è voluto ammazzare, ed ha torto, persuaderlo alla fuga.

Non potrò mai dimenticare la figura del vecchietto curvo che portava il suo lungo naso a destra e a sinistra sopra la tastiera, dietro al moto composto e agile delle mani. Quelle dita scarne, aggrappate come uncini ai tasti, si discorrevan sotto, non parendo quasi muoversi, una musica quieta, legatissima, serena con qualche punta di affetto e di scherzo.

Egli sapeva dire, come sempre, al momento opportuno le parole più penetranti. A un tratto mi chiese: Fate conto di portare questa musica a Parigi? Ebbi un momento di confusione durante il quale dai tasti del cembalo gemettero le patetiche battute della canzone antica, ma ripresi subito: Occorre forse?