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Vuote le mani, senza flauto o lira, Pur silente sembrava ch'ei cantasse Con la presenza sua e l'alme lasse Togliesse all'ira, Alle lotte, ai dolori, ai desìr vani Con la purezza del sereno sguardo. E compresi ch'egli era a parlar tardo Per gaudi arcani. Ed ei lieto tacea. Ma alfine io lessi Interpretando l'occhio che parlava I segreti dell'alma allegra e schiava Sul fronte impressi.

Che lei cantasse, che lei suonasse il pianoforte, che lei suonasse l'arpa, nessuno poteva saperne nulla, poichè niuno pensava che un elefante mormorasse le romanze di Tosti, che un elefante facesse scricchiolare la sedia del pianoforte ed i tasti, per suonare una polka di Chopin, che un elefante osasse sedersi presso l'arpa e abbracciarla e trarne suoni divini.

Ma ella cantava dovunque, sempre, appena le domandavano di cantare, posando il suo manicotto o il suo ombrellino, levando la testolina dal colletto di pelliccia che ornava la sua mantellina, come un uccelletto canoro che vive del suo canto e morrebbe, se non cantasse.

Ora non ricordo più che cosa ella cantasse, ma ho ancora nell'animo l'impressione di quella voce limpida, ferma, che gettava in mezzo al rumore delle onde agitate una dolce melodia del Bellini, o forse piuttosto del Verdi.... Io dovevo farmi violenza per non farle capire che cominciavo a temere qualche pericolo con quel barcaiolo vecchio, mezzo sfinito, che alternava con maggior frequenza invocazioni alla Madonna e a sant'Agata e brutali bestemmie.

Ma le dava un'intonazione malinconica, allentava le cadenze, pareva che cantasse il Miserere; e finì la strofetta con un sospiro, poi camminò a lungo in silenzio, borbottando solo di tratto in tratto: Poveretta!

Quando il gallo cantasse a mattutino, Vedreste, o bimbi, un gran giardino a fiori, E tramutato il mondo in Norimberga. Stanotte a mezzanotte, quando spunta La dicembrina luna, Andiam, devoti amici, sulla punta De' piedi a meditar presso una cuna. Nel tenero sorriso De' bimbi che riposano È in terra un luccicar di paradiso.

Era una Lucia insuperabile e una adorabile Elvira nei Puritani; riusciva ugualmente nelle parti di sentimento come nelle parti comiche, e noi ricordiamo con qual brio ella cantasse a lato del Ronconi, insuperabile Dulcamara, la briosa parte di Adina nell'Elisir d'amore.

Allora il pievano mandò un ragazzo a prendere il posto di Mattia sul campanile, e fece dire a costui che scendesse ad arnesargli la giumenta, e al popolo che aspettando cantasse il Vexilla.

I ladri.... i ladri.... ripeteva con una nenia strana come se cantasse. Stan scassando la porta.... stan scassando la porta.... Padre.... Fratello mio.... Co.... cocoraggio Co.... coraggio.... tartagliava l'infelice per rassicurare quelle povere donne.