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Aggiornato: 23 giugno 2025


Quand'ebbe toccati dei tasti, rinchiuse il piano e tornò presso Enrico, che era rimasto abbacinato, credendo ch'ella si burlasse di lui. Dunque, che ne dici? gli domandò. Sei decisa a non vedere in me altra stoffa d'uomo, che quella di cui si fanno fuori i mariti? Decisa. Mi concederai, Nan

La padrona della spinetta era una bella vedova di ventidue anni e fate conto che mio padre sapeva toccare altri tasti che non d’organi e di gravicembali, insomma la spinetta non fu venduta e mio padre, dopo tre giorni, ridiscese in Aosta e andò diretto dal Vescovo a partecipargli il fermo proposito in cui era venuto di prender moglie.

Ida dunque aveva aperto il cembalo e lasciava che le sue belle dita errassero alla ventura sui tasti, quando a un tratto il conte entrò cosa insolita a quell'ora. Era vestito con molta cura ed il suo viso sembrava irradiato da una espressione di contento.

Sembrava il fragore della tempesta, sembrava l'irrompere del pianto, sembrava una battaglia del cuore. E le note succedevano una all'altra, chiare, distinte, spiccate, con un accento arcano, come se una mano maestra e divina avesse toccato i tasti. Le mani del conte si agitavano convulsivamente. Il suono proseguiva. Il canto prendeva degli accenti inimitabili di musica celeste.

di Beethoven. Passa pel chiuso salotto il brivido cupo dell’ombra: i tasti animati singhiozzano sotto le dita tue bianche, o Nice, e tu sei vestita di bianco come un fantasma.

Era cugina di mio padre e viveva, sola sola, in una casetta più vecchia di lei, dove tutto era vecchio come lei e d'onde tutto è sparito con lei, molti e molti anni fa. Si è salvata dal disastro e non so come soltanto una spinetta barcollante sui tre piedi, con la cassa tarlata anche allora, coi tasti ingialliti e sconnessi e col pedale rotto e accomodato alla meglio con spago.

Carlinetto, non volendo che si toccassero certi tasti in presenza dell'Erminia, la mandò via con un grazioso pretesto. Vado, vado, non son mica curiosa delle loro avventure.... Resti, resti... gridarono in coro. Che, che, che.... E ridendo, quella testolina a riccioli, immersa come in un canestrino nell'apertura fresca del colletto di pizzo, scomparve fra le pieghe della tenda.

A un momento, mentre uno spilungone di maestro di musica batteva sconciamente sui tasti del pianoforte, egli sentì il colpo secco e la vibrazione, per un secondo, d'una corda che si spezzava facendo «zin!», cosa che gli accapponò la pelle. S'alzò guardando all'orologio sul pancone del principale; erano le nove, gli amici non sarebbero più venuti.

«Egli mi seguì, sedette, pose le mani sui tasti, poi, invece di riprendere l'accompagnamento interrotto, alzò gli occhi in volto a me, e, con un sorriso che parve trasfigurarlo, mi interrogò: « Ed ora cosa facciamo? «Io presi senza rispondere il fascicolo d'arpeggi che avevo respinto. Era una risposta.

Ora, uno dei miei più piacevoli divertimenti consisteva, in principio, appunto nel tempestare con le mani, quasi coi pugni, sui tasti di quella misera spinetta, che fremeva e strideva con tutte le corde di rame e sembrava chiedere aiuto contro lo strazio che le infliggevo. La cugina accorreva da qualunque punto della casa, curva, strascicando le ciabatte, sgridandomi da lontano: Ah, Nonnino!

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