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Aggiornato: 26 giugno 2025


A un momento, mentre uno spilungone di maestro di musica batteva sconciamente sui tasti del pianoforte, egli sentì il colpo secco e la vibrazione, per un secondo, d'una corda che si spezzava facendo «zin!», cosa che gli accapponò la pelle. S'alzò guardando all'orologio sul pancone del principale; erano le nove, gli amici non sarebbero più venuti.

Ivi, si davano spasso bevendo e chiacchierando parecchi avventori; i quali dopo aver mangiato non facevano segno di voler pagare d'andarsene. L'oste non osava dir loro nulla, essendo essi miliziotti e soldati. I primi (armati di lunghi schioppi, che alle canne e ai fregi apparivano di fattura spagnuola, raccattati forse sui campi di battaglia di quelle parti, meglio che mezzo secolo prima); erano stati di quello stormo levatosi in armi il maggio di quell'anno. E avendo pigliato diletto di vivere randagi, si soffriva dal magistrato che andassero armati; perchè bisognando, facevano ufficio di guide agli Alemanni, e campavano di questa professione e di picciole rapine. I soldati poi erano gente dei vecchi reggimenti Sardi, pronti di maniere e soverchiatori, ma rispettabili par ferite delle quali portavano i segni ancor freschi, e stavano a guarirsi nel borgo. Essi avevano combattuto contro i Francesi più d'una volta, sull'Alpi marittime; adesso colle gomita sulla mensa bevevano alla salute dei vivi e alla memoria dei morti; giurando clamorosamente sugli scapolari che avevano di sotto i panni, molli di sudore e anneriti. E colle dita intrise di vino, descrivevano sulla tovaglia i campi e le ordinanze in cui avevano combattuto. A udirli, questo era il colle di Raus, quest'altro quello di Milleforche; qui il capitano Zin co' suoi cannoni, aveva mandati i sanculotti ruzzoloni giù pei dirupi come sacca di carbone; l

Uno aveva una specie di turbante azzurro in testa e un grosso zaino da turista sulla schiena. Sembrava un generale turco. Sul fianco della strada le nostre blindate dominavano con le loro 18 mitragliatrici puntate tutta la divisione austriaca che si avanzava. Sss sss lento monotono stropiccìo di piedi stanchi. Zin zin tric gring zin di fucili che cadevano sulla catasta. «Fetente, vattenne, cammina! A cauci te faccio cammin

Occorrono delle corde per tirarlo fuori! Io supplico il capitano Raby di fermare la nostra squadriglia. Le ruote della mia blindata sono incastrate nella mota. Rrrrrr di motore, tin zin zan zang di casse di cotture.... «Accidenti, fetente, mascalzone! Metti una corda sotto la pancia al mulo! Chi è quel porco che ci ha cacciati in quest'inferno? Sar

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