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Il venerdì, dopo pranzo, si era trovato solo coll'Elena presso il solito tavolino, che gli richiamava tante dolci memorie. Parlavano di Vincenzo, del gran giorno dell'ordinazione; ma Vicenzino era distratto. Dalla finestra aperta la luce chiara batteva sul capo dell'Elena, ed un leggero soffio d'aria le agitava i riccioli sulla fronte e sul collo.

Sorrise, guardò la madre che sorrideva pur lei, incitandolo. Finalmente accettò, nascondendo il soldo e la manina, nella quale lo aveva lasciato cadere, sotto la coltre. Fortunata gli acconciò due cuscini dietro la testa, si mise a sedere, appiedi, sul letto, e ricominciò il suo lavoro di uncinetto, seguendo curiosamente i miei preparativi. Valeva la pena d'interessarmi a questo fanciullo. Nella luce fredda era una testa d'un sol tono di colore, senza rossi, senza rilievo accentuato, pallida, caratteristica. I grandi occhi azzurro scuro lucevano tra i riccioli; della piccola bocca, puerilmente, il labbro inferiore saliva sull'altro in una smorfietta sdegnosa. Hai tu mai visto qualche pallido bambino malaticcio, dipinto da Rubens? Così lui. Pareva che si fosse messo a pensare a cose molto serie; nessuna curiosit

Egli pure la desiderava così, la cercava con la mente e col cuore? E aveva visto la mamma sua? Un grido straziante interruppe il suo pensiero; la vecchia aveva finito e restava con la bocca spalancata, con gli occhi fissi al soffitto e i riccioli definitivamente sciolti sulla fronte, come fulminata dalla passione traboccante.

Dietro c'è un piccolo gabinetto di toelette, vi si chiuda dentro. Poi, voltandosi al servitore gli accennò di far entrare quell'altro. Mentre il servitore andava ad aprire, il duca si aggiustò i riccioli sulla fronte, i baffi, la cravatta, tranquillamente.

La Teobaldi lanciò alcuni trilli preliminari, così acuti che parvero lacerar l'aria, poi iniziò una nenia lagrimosa con un ritornello singhiozzante; la cantatrice tremolava da capo a piedi, e le si agitavano i riccioli grigi sulla fronte; essa aveva gli occhi levati in alto, quasi a cercare il suo sogno tra gli arabeschi stampati del soffitto.

Era bella? Bellissima no, ma un musettino gustoso di servetta friulana, con dei riccioli biondi che incorniciavano un bell'ovale colorito e sano. Gaia, spiritosa come tutte le nostre venete, la fortuna non l'aveva fatta salire in superbia. Nella sua ignoranza aveva un fascino naturale, non guasto dalle solite compassature del galateo sociale.

Pierina era tanto attenta e diligente che di lei potevano proprio fidarsi, anzi essa era al suo posto sempre dieci minuti prima del passaggio del treno col segnale in mano, colla sua faccia sorridente e i riccioli biondi agitati dal vento e indorati dal sole.

Era vestita di bianco, tranne un brutto nastro di lutto in vita e piccole fettuccie nere sulle spalle; ma su quel bianco e su quel nero spiccava la testolina d'angioletto coi riccioli d'oro. La bocca era una fragoletta da succhiare coi baci.

Un vento, che agghiacciava le carni, faceva ondeggiare sul viso di quei bravi olandesi i loro lunghi riccioli biondi, e gettava tratto tratto ai loro piedi e sui loro vestiti degli spruzzi di schiuma: sciocche provocazioni, alle quali non rispondevano neanche collo sguardo.

Perciò non mi ero mosso, sentendo replicatamente picchiare all'uscio; perciò non mi ero sollevato dalla poltrona vedendo quel bel bambino biondo, coi riccioli spioventi attorno al collo e i grandi occhi interroganti e il sorriso ancora più interrogante degli sguardi, affacciatosi all'uscio cautamente da lui aperto. Dormi? mi domandò.