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Aggiornato: 29 luglio 2025


Gino fu accolto con gran festa alle Vaie. Come aveva trovato il soggiorno di Querciola? Brutto, naturalmente; ma tanto meglio per i Guerri, che avrebbero avuto la fortuna di vedere il loro ospite più spesso. Si capisce che tornò in campo la proposta gi

Rivolgete i vostri occhi all'Italia! In quel momento, col suo calice levato, Don Pietro Toschi, parroco delle Vaie, sembrava Melchisedec, il re sacerdote, quando offriva l'olocausto all'Altissimo sovra il poggio di Salem. Gli astanti erano commossi; Gino Malatesti aveva le ciglia umide.

Passarono i quattro giorni che Pellegrino doveva star lontano dalle Vaie, tra andata e ritorno. Ma il messaggero non comparve. Ne passò un altro, che fu il quinto, e i signori Guerri, non vedendo comparir Pellegrino, incominciarono a stare in pena, temendo che gli fosse accaduto qualche guaio. I timori si tramutavano quasi in certezza verso la fine del sesto giorno, quando il signor Aminta, che era andato in traccia del suo famiglio di l

Fino ad un certo punto era tutta una strada. Partiti verso le tre del mattino delle Vaie, i nostri viaggiatori giungevano al pian Cavallaro coi primi lumi dell'alba. Col

Fiordispina levò gli occhi umidi al cielo e stese la mano al conte Malatesti. Le parole non erano udite, ma l'atto fu alla vista di tutti. Ed era un atto solenne. Gino doveva partire all'alba; però la conversazione fu breve, quella sera, nella gran sala delle Vaie.

Gino, a quelle parole, si fermò sui due piedi, guardando in viso il compagno. Mi aspettavano! diss'egli, commosso. Certamente; rispose Don Pietro. Non aveva Ella promesso di venire per quella occasione alle Vaie? È vero, soggiunse il prete, tentennando la testa, che molte cose aveva promesse.... Gino badò poco all'accento di triste ironia, con cui Don Pietro aveva proferite quelle ultime parole.

Queste cose lo avevano profondamente ferito, ed io vi ho descritta la scena a suo luogo. Orbene, vedute alla distanza di un paio di mesi, queste... anzi quelle cose non lo ferivano più. E voi, senza che io ve l'abbia detto, ne sapete il perchè. La boccata d'aria sana aveva fatto il miracolo; quella apparizione celeste delle Vaie, quel senno e quella innocenza, quel fiore di poesia, di pensiero e di studi, avevano rivelato a Gino Malatesti un nuovo mondo, il migliore. Strana novit

C'è dell'altro? interruppe Fiordispina. Sicuro, perchè la cerchia s'allarga ancora; rispose Gino. Intorno a Lei, ai suoi parenti, alla, casa, ci sono le Vaie, c'è questa convalle così verde e così fresca, con le sue belle boscaglie, le sue cascate cristalline, il suo stupendo Cimone che fa la guardia lassù. Signorina, conchiuse il giovane, tutto ciò che la circonda è bello; sar

Mo' aggia avé che fa pure c' 'a pulezia! Aggiu pacienza... Nun c'è che fa! E d' 'a mia, neh, Vi'? Addo' vaie? Addo' aggia i'? Voglio nchiudere 'a puteca e mme ne voglio i' 'a casa. 'A casa? Eh! 'A casa, !... E doppo ca nun ghiesse 'a casa mme l'avesse pruibbì quaccheduno? Addo' vaie? Mme ne vaco. Tu vuo' nchiudere 'a puteca e te ne vuo' i'... Mme ne vaco... E statte bona...

Signor conte, disse il vecchio Guerri, poichè Gino ebbe bevuto, rammenti che questa casa è sempre sua, come fu per questi tre mesi. Perdoni! soggiunse; avrei dovuto dire tre giorni. Grazie! rispose Gino. Lo so. Dolce casa delle Vaie, dove ho trovata la pace.... la cara pace che gli uomini intendono così tardi, nella vita, e che io, felice su tutti, ho gustata così prima del tempo!

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