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Aggiornato: 29 giugno 2025


Una scappata Per quanto il Cresti nascondesse a Flora la tristissima notizia, non fu difficile alla fanciulla di leggere sulla sua faccia e di capire dalle sue risposte imbarazzate e incoerenti che le cose a Villa Elvetica non erano così liscie come si voleva far credere. Anche la mamma aveva silenzi e reticenze piene di tristezze. Regina, che per mezzo di Amedeo era in grado di raccogliere le voci correnti, pareva imbarazzata a rispondere e lasciava morire freddamente il discorso. Flora capì che volevano nasconderle una brutta verit

Tristissima è la sorte delle cinquantamila famiglie, che vivono direttamente del lavoro nelle miniere di zolfo.

Mentr'ei così speculando attende la occasione, ecco la fortuna mettergliene una nelle mani, ch'egli stesso non avrebbe potuto immaginare più tempestiva, o migliore. Francesco Cènci, come sovente a se medesimo augurava, fu fatale alla sua famiglia non pure in vita, ma parve davvero che anche dopo morto stendesse la destra fuori del sepolcro per afferrare i suoi parenti, e cacciarveli dentro insieme con lui. Quel Paolo Santa Croce parente delta famiglia Cènci, di cui fu tenuto proposito sul principio di questa storia dolorosa, sempre fisso nel proponimento di ammazzare sua madre donna Costanza, non aveva fino allora rinvenuto modo per poterlo fare senza suo manifesto pericolo. Ora accadde che cotesta sciagurata signora si recasse a Subiaco, per curare col vivido aere della campagna la declinata salute. Don Paolo, avvertito di ciò, si conduceva di celato in quelle parti, e presentatolesi dinanzi la uccise senza misericordia a colpi di stile: poi, fatta raccolta del meglio si trovava nel feudo dell'Oriuolo, fuggì la giustizia del mondo, non quella di Dio; conciossiachè si ricavi dalla storia del signor Novaes, come indi a breve egli si conducesse a fare tristissima fine. Per questo caso si sparse per Roma maraviglioso terrore; e il Papa, usufruttandolo in pro suo, si dispose a spiegare rigidezza. Pertanto ordinava si arrestasse don Onofrio marchese dell'Oriuolo fratello di don Paolo, indiziato di complicit

La condizione dei lavoratori della terra venne riconosciuta tristissima, qual'è, da quanti visitarono la Sicilia negli ultimi tempi e fu efficacemente descritta dagli onorevoli Comandini, Farina, Plebano e dal Borelli del Popolo Romano, che pur militano in partiti politici diversi e non sono mossi da passioni, da interessi locali. L'on.

Dell'accettazione condizionale, data al voto delle provincie del Centro, non parlo: è tristissima conseguenza del primo fatto. Voi non siete più vostro. Fatto, a Villafranca, vassallo della Francia imperiale, v'è forza chiedere, per le vostre risposte all'Italia, inspirazioni a Parigi. Sire, Sire! In nome dell'onore, in nome dell'orgoglio Italiano, rompete l'esoso patto!

Ma ne era certa? Spesse volte veniva assalita da dubbi di ogni maniera; e l'idea che avesse a stancarsi di lei, ch'egli avesse ad amarne un'altra la facevano soffrire atrocemente. Se alla fine egli prendesse a noia la vita calma e monotona che conducevano, se gli venissero d'improvviso di quei bisogni di distrazione ai quali non si può resistere, se la sua gioventù si facesse impaziente di ogni freno e s'egli volesse vivere la vita giornaliera e vivace di coloro che non hanno legami? Se, cosa tristissima, egli non le stesse più vicino che per piet

Ma un giorno le fu annunciato che il duca Francesco Sforza, venuto a Monaco espressamente per lei, chiedeva di vederla. Com'è ben naturale, ella il fece entrar tosto. Alla Bentivoglio, che in quel momento era tristissima, parve fosse il duca d'un umore, oltre il solito, giocondo; tanto giocondo, da generare in lei un certo dispetto che non bastò a dissimulare.

Morano le baciò la mano nonostante tutti i di lei sforzi per ritirarla, le augurò la buona notte colla più tenera espressione, e ritornò allo zendaletto, accompagnato dall'altro. Emilia, nella sua camera, considerò con estrema inquietudine la condotta ingiusta e tirannica di Montoni, la pertinacia impudente di Morano e la propria tristissima situazione, lontana dagli amici e dalla patria.

, mia cara, allora io aveva ancora molta poesia nel mio cuore, allora io credevo, che non si potesse e non si dovesse sposare che un uomo che si amasse. Allora credevo, che il matrimonio senza amore era una prostituzione, che l'amore bastasse per farci felice. Ma ora, ora dopo due anni di tristissima esperienza, penso proprio tutto il rovescio.

Ce n'erano d'ogni forma e ragione; lettere di minor conto che bastava fare in quattro pezzi e buttar nel cestino; scritture fuggevoli, noterelle, capricci letterarii, abbozzi, versi non finiti, pensieri scombiccherati sulla carta, in attesa di tempo migliore; cose tutte dalle quali un uomo, che abbia avuto addosso la febbre dello scrivere, mal volentieri si separa, perchè ognuno di quei fogli rammenta un bel giorno, un pensiero felice, una speranza, una illusione, e la mente, guidata dal tenue filo nel laberinto degli anni trascorsi, corre tra desiosa e malinconica indietro, ripensando mille casi abbelliti dalla lontananza, per fermarsi poscia in questa considerazione tristissima: ohimè, tutto passa, tutto muore, in questo povero mondo!

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