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Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne; e qual più a gradire oltre si mette, non vede più da l’uno a l’altro stilo»; e, quasi contentato, si tacette. Come li augei che vernan lungo ’l Nilo, alcuna volta in aere fanno schiera, poi volan più a fretta e vanno in filo,

Sempre a quel ver c’ha faccia di menzogna de’ l’uom chiuder le labbra fin ch’el puote, però che sanza colpa fa vergogna; ma qui tacer nol posso; e per le note di questa comedìa, lettor, ti giuro, s’elle non sien di lunga grazia vòte, ch’i’ vidi per quell’ aere grosso e scuro venir notando una figura in suso, maravigliosa ad ogne cor sicuro,

Ora conosce assai di quel che 'l mondo veder non puo` de la divina grazia, ben che sua vista non discerna il fondo>>. Quale allodetta che 'n aere si spazia prima cantando, e poi tace contenta de l'ultima dolcezza che la sazia, tal mi sembio` l'imago de la 'mprenta de l'etterno piacere, al cui disio ciascuna cosa qual ell'e` diventa.

Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne; e qual più a gradire oltre si mette, non vede più da l’uno a l’altro stilo»; e, quasi contentato, si tacette. Come li augei che vernan lungo ’l Nilo, alcuna volta in aere fanno schiera, poi volan più a fretta e vanno in filo,

Ora conosce assai di quel che ’l mondo veder non può de la divina grazia, ben che sua vista non discerna il fondo». Quale allodetta che ’n aere si spazia prima cantando, e poi tace contenta de l’ultima dolcezza che la sazia, tal mi sembiò l’imago de la ’mprenta de l’etterno piacere, al cui disio ciascuna cosa qual ell’ è diventa.

La guerra dei colleghi, l'ingratitudine e le esigenze dei malati, l'ambiente di dolori in cui dobbiamo vivere, fa della nostra arte la più difficile e la più spinosa e non può assorgere a più spirabil aere, che quando ci riscalda l'amore degli uomini e possiamo aspirare alla gloria.

«Omai convien che tu così ti spoltre», disse ’l maestro; «ché, seggendo in piuma, in fama non si vien, sotto coltre; sanza la qual chi sua vita consuma, cotal vestigio in terra di lascia, qual fummo in aere e in acqua la schiuma. E però leva ; vinci l’ambascia con l’animo che vince ogne battaglia, se col suo grave corpo non s’accascia.

GIACOMINO. Io fo un dolcissimo banchetto agli occhi miei e godo di quei cibi ch'ho desiato longo tempo; di quei cibi che non producono terra, acqua, aere e cielo.

<<Omai convien che tu cosi` ti spoltre>>, disse 'l maestro; <<che', seggendo in piuma, in fama non si vien, ne' sotto coltre; sanza la qual chi sua vita consuma, cotal vestigio in terra di se' lascia, qual fummo in aere e in acqua la schiuma. E pero` leva su`: vinci l'ambascia con l'animo che vince ogne battaglia, se col suo grave corpo non s'accascia.

Ora conosce assai di quel che 'l mondo veder non puo` de la divina grazia, ben che sua vista non discerna il fondo>>. Quale allodetta che 'n aere si spazia prima cantando, e poi tace contenta de l'ultima dolcezza che la sazia, tal mi sembio` l'imago de la 'mprenta de l'etterno piacere, al cui disio ciascuna cosa qual ell'e` diventa.