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Aggiornato: 14 giugno 2025
La faccia ha l’orribile perfezione dei ritratti calcati nella maschera tolta sul cadavere; la cera trasudata traverso la tinta di carminio ritorna al viso morto il colore invano falsificato ed una polvere finissima filtrata malgrado il panno che orla la bocca della campana, mette su quelle guancie dei rilievi terrosi e delle ombre che ricordano la spaventevole magrezza dei morti.
Laggiù, sulla distesa del mare, a forse un tiro d’archibugio, si vedevano infatti tre corpi che avevano aspetto umano. Si distinguevano le teste, erette sull’acqua; e ben presto, appressandosi quei corpi al naviglio, si distinsero i capelli neri, spioventi sulla nuca e sulle tempie. I volti erano di tinta scura, e non parevano di naturali delle isole. Del resto, non era più possibile di pensare a selvaggi di quelle parti che si salvassero a nuoto, essendo andata sommersa la loro piroga. In primo luogo, non nuotavano come gente perduta che cercasse di mettersi in salvo; nuotavano come gente balda ed allegra che si trastullasse sulle acque. Spesso saltavano fuori dei flutti, mostrando intiero il torso, fino alle reni; ed anche alzavano le braccia, mettendo fuori certe estremit
I colori, bianco e nero, valevano più poco sulla fine del Quattrocento; anzi, non valevano più affatto come tinta politica di ghibellini e di guelfi. C'erano bianchi e neri tra i nobili; bianchi e neri tra i mercanti e gli artefici, confusi oramai nella denominazione di popolari; ma i nomi di bianchi e di neri significavano piuttosto un certo numero di famiglie gi
Il servente era sparito, e per quante indagini si facessero non si pervenne a rintracciarlo: Ida però disse a Cantoni: «Io ho ravvisato il sinistro ceffo del Gesuita, non so se con barba tinta o finta. Ma certo io conoscerò sempre tra le più folte moltitudini l'orribile sembiante del mio tentatore.»
Da una piccola capanna era uscita una donna di bellezza superba, dalla tinta bruna, ma di un bruno caldo, alta, robusta, dalle forme tondeggianti e stupendamente sviluppate.
Il sembiante dell'Albani si ricompose, una leggiera tinta di rossore traspirò dalle pallide guance, gli occhi si animarono di viva luce.
Trine antiche, preziose, coprivano il letto; ma guardando fisso quel bianco, quei distacchi, quei disegni, ne usciva al suo occhio un ondeggiare di linee che si sbattevano le une contro le altre, così che la tinta pallida del filo intrecciato a poco a poco diventava cupa e nera come il ricamo di uno strato mortuario.
Aveva sulle spalle un lungo accappatojo bianco che le scendeva giù fino quasi ai piedi e che faceva risaltare il vago incarnato delle sue guancie e la tinta bruna de' suoi lucidi e abbondanti capelli raccolti con arte dietro la nuca. Oh Roberto ella disse posando il lume sopra la tavola e tendendo la destra al giovinotto. Lucilla, Lucilla mia egli esclamò.
In un'altra ci sarei stato più volentieri a studiare, solo, raccolto, con una gran biblioteca: aveva un aspetto grave insieme e sereno. In una terza pensavo che non ci si potesse vivere che facendo all'amore, tanto aveva le forme snelle e la tinta gentile.
A un tratto fu colta da un eccesso di tosse e dovette sedersi. Nella fisonomia del giovane si dipinse una cura diversa da quella che l'aveva oscurata fino allora. Egli si alzò e si avvicinò dolcemente alla vecchia che, nello sforzo, s'era tinta la faccia di pavonazzo e dal cui petto usciva un suono cupo e profondo. Sempre quella tosse, mamma?
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