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Aggiornato: 14 giugno 2025
GREGORIO SALISCENDI: forma sferoidale, mani pelose, bocca postale, vestito anteriore all'alba del risorgimento nazionale, camicia ebdomadaria, cappello a cencio, sorriso perpetuo con leggera tinta d'ironia e di tabacco: tutt'insieme un grosso proprietario di calli barometrici e di latifondi seminativi liberi d'ipoteca.
Non gli ho celato la mia delusione, ma egli mi ha portato alla finestra e mi ha fatto osservare il mare che scintillava di luce e all'orizzonte i monti che si profilavano in una tinta azzurrina. Non era trascorsa una giornata che io non pensava più a tutte le amene riviere che conoscevo ed ero completamente conquistato dal nuovo fascino di questa solitaria spiaggia di Anzio.
Gli astri minori impallidendo erano scomparsi nella brillante atmosfera di luce del grandissimo benefattore della natura, e l'aura mediterranea che appena increspava l'onde, ti dilatava il cuore. Con tinta cenerognola usciva l'Isoletta dall'onda all'Occidente, e la Clelia spinta da leggerissima brezza da Levante, lentamente s'avvicinava.
Il corpo chino sulla mensa, gli occhi fissi nel piatto, mangiava e beveva di buonissimo appettito, se non che le troppo frequenti libazioni gli avevano diffuso sulle guancie una tinta vermiglia, la quale per un fenomeno bacchico notevolissimo s'innalzava a poco a poco, minacciando invadergli la fronte e la parte calva della testa.
Perchè? Non hai coraggio! disse l'uomo dalla veste cinese con sprezzo. L'altro si eresse sulla persona; lo sguardo divenne più strano che mai; le chiazze assunsero una tinta quasi scarlatta. Del vile a me! A me che ho sacrificato tutto al nostro ideale; che odio con infinito livore ogni tiranno, il governo, la chiesa, l'aristocrazia, i ricchi, ed anche tutti i papi del partito socialista!
L'accappatojo di Lidia prendeva una tinta deliziosa, difficile a riprodursi, che pareva gradazione di due colori soavi compenetrati. Rimasi un istante a gustare il quadro. Lidia continuava a guardarmi coi grandi occhi turchini.
Si volse a guardare il compagno del commissario, l'inferiore di grado, il semplice applicato, e vide ne' suoi occhi un lampo, un cenno d'intelligenza, una raccomandazione muta. Poi quel lampo si estinse; il cenno e la raccomandazione si smarrirono nella tinta scialba della sua faccia marmorea.
La Teobaldi si stupì che quella fosse Venere, perchè non aveva, ai suoi occhi, nulla di particolare; era una femmina nuda, nè meglio nè peggio di tante altre. E anche non le piaceva quella tinta scura, quasi nera, che il quadro aveva preso qua e l
E in questo paesaggio vede la macchietta immobile di un palafreniere a cavallo. Guarda, le pare, non le pare, vede due occhi scintillanti, una faccia bruna: Oh! dice sorridendo, commossa. Drollino! Drollino s'inchina profondamente, mentre una fiamma impetuosa arrossa la tinta bruna del suo viso. Milla avvicinandosi, gli dice: Oh, Drollino! come ti sei fatto grande!
Il mattino era splendido. Il cielo aveva i riflessi dell'oro stemperato nell'azzurro. Un vapore dalla tinta violetta avviluppava ed addolciva il paesaggio. Come era stato convenuto, il principe di Schwartzemberg, dando il braccio a Bambina passeggiava nel parco, vicino l'Eremitaggio.
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