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Aggiornato: 15 giugno 2025


Dio!... Erano due giorni che soffriva, solo, abbandonato, in quella camera buia!... Come aveva sentito prepotente, ardente, il bisogno di sua moglie, di sua moglie buona, dolce, amorosa! Il bisogno di vederla, di udire la sua voce, il bisogno di vederla a muoversi, a scherzare, il bisogno di sentirla ridere, parlare.

E io compresi ch'ella soffriva e che la nostalgia era il suo male. S'approssimava la sera. Scesi alla cappella, vidi i preparativi della Novena: il presepe, i fiori, le candele vergini. Uscii senza sapere perché; guardai la finestra della stanza di Raimondo.

Anche la terra era ammalata di dolore: d'inverno soffriva il freddo come i poveri, aveva tutte le loro malattie e tutta la loro fame. Adesso non produceva più. La grandine e il fulmine non cadevano sopra di essa che dal cielo. Dio lontano, in alto, superbo ed insensibile, non domandava che incensi, non esigeva che ringraziamenti.

Interrogò il suo cuore, e il cuore gli rispose fra i rimorsi e la disperazione ch'egli era geloso e che ne soffriva come un dannato. Geloso!... Dunque... Dunque era l'amore?! , , era l'amore, e bisognava fuggire, nascondersi e non rivederla mai più!... Ma poi, Andrea di Santasillia, come succede quasi sempre in simili casi, invece di fuggire rimase a Verona e continuò a vedere la Contessina.

Quando alla fine si addormentò, fu sconcertato dai sogni più strani: Lavinia, in mezzo alle tenebre, con una veste scolorita, i capelli di un bigio chiaro, pallida, gli si avvicinava, allungandosi, assottigliandosi, finchè, come una mignatta, attaccava la sua bocca al petto di Michele e ne succhiava il cuore.... e il povero paziente soffriva la sensazione di un vuoto strano e molesto; poi, d'un tratto, la scena variava. Egli era in mezzo ad una campagna sterminata coll'erba e gli alberi color cenere di sigaro, e vedeva contro di il capitano, ch'era diventato magro e lungo come Don Chisciotte, con uno spadone che teneva a due mani; ed egli si lasciava infilare colla stoica tranquillit

Giacomo Pico rimase immobile un tratto a guardarla, così abbandonata nelle sue braccia, sciolta le chiome, il volto arrovesciato, fiammeggiante, inondato di lagrime. Era bella, così; e lo amava, e soffriva per lui.

Oh! il pover’omo soffriva! Gli era venuto un tic nervoso ai lati della bocca che non si chetava. Era bianco come un cencio e andava asciugandosi il sudore. Compiva camminando cento piccoli atti abituali, riponeva a suo posto delle cose che incontrava spostate, attizzava il fuoco, metteva acqua nella scodella della stufa, levava di sulla stufa il porta fiammiferi, che questi non si accendessero al calore, grattava e sfregacciava le macchie del panciotto, faceva risonare i pochi soldi nella scarsella. E intanto nella sua misera testa si rincorrevano mille immagini vive e mordenti. Ogni fatto travisato dalla moglie, gli appariva quale veramente era seguito, con tutte le circostanze che lo avevano accompagnato, e riviveva così tutta la sua vita, vedeva gustare tutte le dolcezze gustate, mentre la coscienza inesorabile della realt

Io soffriva dell'attimo fuggente e dell'irreparabilit

Ma aveva saputo contenersi e niuna parola era mai uscita dalla sua bocca. Ella, dal canto suo, era gentile con lui, talvolta amichevole, ma nulla più. Questa volta dunque la lezione incominciò come al solito. Paolo era pallido, di un pallore che non gli era abituale. Soffriva assai. Egli aveva tutto udito. L'arrivo del marchese era stato per lui una rivelazione e un colpo di fulmine.

Tutto compreso da quella pena, tanto orribile pel cuore di un marito e di un padre, Giuseppe Monti non dava segno di vita; soffriva pazientemente la durezza del carcere, e solo ad ora ad ora, quando le torture del suo pensiero si facevano più insoffribili, mormorava a bassa voce queste sole parole: Povera mia moglie! poveri miei figli! Il secondino Petronio.

Parola Del Giorno

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