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Aggiornato: 15 giugno 2025
Sciaguratamente l'Enrico diceva di amarla, ma non l'apprezzava. Egli era freddo, preoccupato, distratto, sviato. Egli era altrove co' suoi pensieri, co' suoi desideri, coll'anima, e pur troppo spesso anche col corpo. Elisa capiva tutto questo, e ne soffriva, pur dissimulando con dignit
Era per l'amore che Emma amava Luciano, non per la vendetta, non per la rappresaglia. Lei non si scusava, lei non buttava la colpa sugli altri, lei si dava perchè voleva darsi, perchè amava, perchè l'amare le pareva la più alta, la migliore cosa della vita. Poteva la duchessa essere fredda, severa, rigida per Luciano, egli non ne soffriva: l'amava, sentiva di essere amato, doveva essere amato.
Torvo o accasciato, con le braccia ciondoloni e con la testa china sul petto, egli non aveva più la baldanza dei primi giorni di battaglia; soffriva delle sofferenze dei suoi cari, o imprecava al destino che l'aveva condannato a servire.
Come si poteva ingollar leccornie a quel modo, quando lì, a pochi passi di distanza, un poverino, lavorando nella fabbrica che dava la ricchezza a la casa, soffriva forse acerbamente, forse anche lottava con la morte?
Il banchiere americano, da qualche tempo, la guardava con aria di compassione. Ella ne soffriva, un tale sprezzo la umiliava. Era il solo uomo che si sottraesse al dominio di lei, che le si mostrasse sì freddo, sì altero, dopo averla desiderata. La provocava in ogni modo, voleva ridurla a un atto disperato: voleva gioire della sua spietata, atroce vendetta.
Gesù non aveva dunque salvato il mondo; la sua passione divina non era bastata; il mondo soffriva ancora, poichè ancora esisteva la colpa! E, dalle vette serene della sua innocenza, questo mondo trascinantesi nel peccato originale, questo mostro gi
In quanto al signor Niso... Il signor Niso lo salutava sempre, ma poi se ne scusava, sospirando, colla moglie, che non voleva vergogna! e lo strapazzava per quella sua debolezza. Invece don Vincenzo soffriva una gran paura del Frascolini, e quando usciva dalla canonica, faceva sbirciare dal nonzolo se lo scorgeva sulla piazza, e se c'era, sgattaiolava dalla porticina di dietro.
Non egualmente serena si mostrava Albertina; ma la buona fata del Castèu aveva imparato nella lunga solitudine a padroneggiarsi, a non lasciar troppo scorgere le sue tristezze. Quando soffriva, soffriva dentro, e i sorrisi, come pallide viole alpine, le fiorivano timidamente sul labbro. Maurizio si ritirò nelle sue camere alla solita ora. Ebbe un sonno profondo, senza visioni, senza incubi.
Quindi per lo migliore, ei s'atteneva il più sovente al silenzio, e lasciava passare senza ostacoli l'onda abbondevole e furiosa delle muliebri parole. Rosina s'accorgeva d'essere grave al marito, e ne soffriva, e se ne adontava e ne imbizzarriva peggio con esso lui.
Ah, disse tra sè, è meglio che io soffochi per ora... che almeno il mio rossore non sia palese... Non poteva parlare... In quell'istante, nessuno soffriva più di lui... Era come atterrato sotto il peso del dolore, della sorpresa... Quando crederete, duca, gli disse il frate, vi presenterò vostro cugino: spero vi riescir
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