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Un’angoscia infinita il petto le attanaglia. E pure ella sa vincersi, stoica ne la battaglia del cor contro la vita; e lavora, lavora. Par che non pensi a nulla fuor che a quel bianco e morbido corredino di culla.... Lavora

Scendemmo dal battello al ponte, presso il grande ospedale militare ed io mi recai subito alla riva accanto all'albergo, per sapere qual fine avesse fatta la gigantesca tartaruga. Essa stava distesa su un carro a due ruote, legata con funi e accuratamente avvolta in scorze d'albero, quasi si fosse voluto preservarla da un raffreddore. Molta gente stava ad osservarla attentamente. Il guscio robusto era di un bellissimo color bruno con macchie nere; la testa pareva quella di un'aquila e perfino la bocca aveva la forma di un becco. Viveva ancora e guardava gli astanti con occhi spalancati pieni di stoica indifferenza; sembrava quasi volesse dire: «Tu sei una creatura più abominevole di me, o uomo, e cento volte più crudele e vorace del pescecane, tu che strappi alle profondit

Il titolo di abate che va inseparabile dal nome del Meli; molte sue poesie, piene di facile e amabilmente stoica filosofia, hanno dato origine alla creazione del personaggio fantastico d'un poeta gaudente, sensuale, adulatore, parassita. Si diceva: Il poeta ha adombrato stesso nella Cicala da lui cantata: Cicaledda, tu t'assetti Supra un ramu la matina, Una pampina ti metti A la testa pri curtina, E dd

Nel rapido tempo del suo servizio attivo ha veduto la guerra nel suo più sinistro orrore, l’ha provata nel più acuto patimento e con la più stoica pazienza: è scampato alla morte per miracolo, ha durato i tormenti dell’insonnia che rende pazzi, del bombardamento incessante che rende idioti e sordi, della fame, della sete, del dover riposare accanto ai morti nel fango acquoso di trincea, fetente di detriti e di membra in putrefazione.

Nicodemo con stoica apatia abbandonò l'idea d'un matrimonio colla figlia dei portinaj e compiangendo in cuor suo la leggerezza della giovinetta nel ripudiare un partito che secondo lui l'era convenientissimo ritornò a' suoi antichi amori con Martina la servetta. Era il dopopranzo d'un lunedì d'ottobre.

E se nelle pagine della storia italiana è dato ragguardevole posto al nome di Gottardo Polverari, il gentiluomo fortissimo, morto con la stoica fermezza di un patriotta antico, vi si associa giustamente il pietoso ricordo di quella povera sposa ammalata e giovane, la quale, fra tanto imperversare di sciagure, era riuscita come per miracolo ad attingere una forza novella nel suo amore di madre.

Quando alla fine si addormentò, fu sconcertato dai sogni più strani: Lavinia, in mezzo alle tenebre, con una veste scolorita, i capelli di un bigio chiaro, pallida, gli si avvicinava, allungandosi, assottigliandosi, finchè, come una mignatta, attaccava la sua bocca al petto di Michele e ne succhiava il cuore.... e il povero paziente soffriva la sensazione di un vuoto strano e molesto; poi, d'un tratto, la scena variava. Egli era in mezzo ad una campagna sterminata coll'erba e gli alberi color cenere di sigaro, e vedeva contro di il capitano, ch'era diventato magro e lungo come Don Chisciotte, con uno spadone che teneva a due mani; ed egli si lasciava infilare colla stoica tranquillit