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Fuoco e Fiammiferi. Si deve cominciar proprio col «c'era una voltaPerchè no, quando quelle parole magiche evocano tutto un mondo di fate, di maghi, di belle regine, di castelli incantati e di uccelli dal canto melodioso? Oh le novelle!

Oltre a questo, una paniera per i fogliacci, una tavoletta per accendere i fiammiferi, una lastrina per smorzare i sigari, una scatola per i mozziconi, un vasetto per la cenere, una cassetta per gli sputi, un'assicella per le scarpe; insomma, non un pretesto al mondo per insudiciare checchessia.

I due Templarii salirono, coll'aiuto di mezza scatoletta di fiammiferi, sino al quarto piano, e col

Arriviamo alla casa: per le scale non ci è lume e nessuno ha fiammiferi.... si comincia benino!... Mi piglino per una falda e salgano. Ci dice il vecchio. Ci si attacca tutti alla falda.... maledizione!... la scala è a chiocciola e la falda a una voltata resta in mano a uno dei nostri. Mon Dieu! Grida la povera vittima di quelle tenebre.

E dunque quando ha capito che la preferita era la bella Ottavia, una domenica dopo la messa cantata, pare che durante la funzione avesse scoperto un certo telegrafo fra i due, si serrò in camera, chiuse le finestre e, detto fatto, ingoiò uno scatolone intiero di fiammiferi!... Oh! graziosa!

Vada piano, mi raccomando, non accenda fiammiferi, gli disse dietro l'uscio appena fu entrato. Le scale erano anguste e brevi: egli ne contò sei rami, poi all'ultimo pianerottolo la donna sospinse una porta, rinchiuse, ed accese un zolfanello. La stanzetta apparve nuda.

Vado a cercare... Ma no, non v'è da perdere un istante. Ogni minuto che passa costa la vita di cento romani. Non c'è più scampo! No, no, disse Monti. C'è un riparo! Quale? chiesero Curzio e Tognetti, ansiosamente, a una voce. Ecco qua: io tengo in saccoccia dei fiammiferi e un pezzo d'esca, questo mi è sufficiente. Che dici? Andate voi altri. Qui basto io solo, vi dico.

Prima di sera andiamo a far visita al governatore per portargli i regali destinatigli. Una massa di popolo e di soldati stanno avanti l'abitazione in cui siamo ricevuti, e dove noi terremmo i maiali. Egli ci sta però in compagnia della sua mula che ha l'ardire di allungarsi fino a mangiare i pochi fili d'erba che formano sedile e cuscino di Sua Eccellenza. Fatti i soliti complimenti, si fanno entrare i servi che gli stendono ai piedi dodici metri di tela, cinque di velluto, due bottiglie fantasia piene di liquori, quattro pacchi di candele, un candeliere di vetro argentato, avanzo del massacro che della sua specie si fece durante il viaggio, due specchi, qualche scatola fiammiferi. Tutto fu molto bene accetto, e parve soddisfatto della nostra generosit

Posto piede sulla terra ribelle che al nuovo sole mi proponevo di percuotere col braccio della mia plenipotenza, il sindaco ci condusse ad una casa due miglia lontana da Borgo d'Ischia. La padrona introdusse dittatore e dittatrice in una modesta camera da letto e favellò in questi sensi: Ecco i fiammiferi, ed ecco la bottiglia d'acqua. Posso servirli? Grazie, noi rispondemmo, ed ella partì.

Lentamente entrò nel palazzo ove abitava e si mise a salir le scale. Quando fu in casa, senza togliersi il soprabito umido, buttò sulla tavola il cappello a cencio, provando uno strano batticuore, un'emozione nuova e misteriosa. Tentò di mettersi a scrivere, pensando che questo dovesse distrarlo, compilando in mente, rannicchiato sulla seggiola innanzi al tavolino, una lettera alla mamma, piena di tenerezze e di sfoghi. Ma quando cercò intorno i fiammiferi si ricordò d'averli dimenticati al caffè. E innanzi a questa piccola contrariet