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Aggiornato: 27 giugno 2025


Aprì la tabacchiera, tirò su una gran presa e allungò le braccia sulla scrivania. Ah, buon Dio di pace e d'amore! sospirò. Poi, voltandosi: Che cosa avete in braccio? dimandò, aguzzando lo sguardo di sotto gli occhiali. La vedova alzò un lembo dello sciallo, scovrendo il piccino che dormiva tranquillamente con una mano sul petto. Un piccino? fece il vecchio, sorridendo carino proprio!

Nella stessa scrivania son pure i versi e i ricordi scritti da me per lei e riferiti qui solo in parte; i versi di Rüdesheim e alquanti altri di cui nessuno legger

Oh cara, cara disse, levandosi e stringendole le mani giusto.... vi scrivevo. A me? Si era seduta dall'altra parte della scrivania e lo fissava, pallidissima. Mi scrivevate? perchè? Per.... nulla disse vigliaccamente lui. Poi, vergognandosi, soggiunse presto: Per salutarvi. Parto. Partite? esclamò lei, alzandosi a met

Essa non gli aveva detto nulla dell'insolenza del Ceretti e de' suoi ardimenti ingiuriosi. Però il Salvani, appena fu tornato dalla piazza de' Banchi, salì tranquillamente al primo piano, in casa Ceretti. Il biondo Arturo era seduto alla sua scrivania, in mezzo a fasci di carte bollate e non bollate, scritte di locazione, atti di citazione, conti di capomastri e va dicendo.

Prese un grosso libro di sulla scrivania, lo levò in alto, lo lasciò ricadere, perchè il tonfo sottolineasse con terribilit

Un giorno ella trovò sulla scrivania di don Pio un paio di lunghissimi guanti da donna e sorrise a denti stretti, come se quello fosse un indizio che una volta o l'altra il marito avrebbe dimenticato una lettera, una prova, come aveva dimenticato quei guanti, e li guardò, li odorò lungamente e poi si diede a fissare la scrivania supponendo che in essa stesse rinchiusa tutta la corrispondenza di Maria.

Mattia.... Io, io che debbo tutto a voi.... che cosa mai dovrei perdonarvi?... E ritirando la mano, senza aggiungere altro, uscì in fretta, con la faccia invasa da un vivo rossore. Quando l'uscio si chiuse dietro a lei, il professore tornò lentamente al suo posto presso la scrivania e, trattosi dinanzi un grosso quaderno tutto coperto di appunti e di note, parve accingersi a riprendere il lavoro.

Non istaremo a descrivere la meraviglia, o, per dire più veramente, lo stupore di Aloise. Deposte le cambiali sulla scrivania corse cogli occhi allo scritto; ed ecco ciò che egli lesse: «Di casa, il 14 ottobre 1857. «<i>Signor Marchese</i>,

Guglielmo ridottosi nella sua stanza aprì la scrivanía: preso un foglio di carta velina, ed assettatosi con singolare compostezza, scrisse: "Madre mia!" E si fermò, considerando le parole scritte...

Don Paolo Vannucciseduto presso la scrivania, curvo sopra un registro aperto, e scrive. Un lungo silenzio. A un tratto, si lascia scivolare con mal garbo la penna dalle dita) Ih, che inchiostro! Che inchiostro! (Prende l’orciuolo e versa inchiostro nel calamaio. Quindi, stringendo fra le labbra i peli più lunghi dei baffi, borbotta:) Si va male. Male assai! (Guardando il registro) Punti scadenti in grammatica, punti scadenti in geografia, punti scadenti in condotta...: punti scadenti sempre! Fatiche buttate via con queste fanciulle benedette! L’istruzione obbligatoria?... A che pro? A che pro?... Fisime, caro don Paolo, utopie, sogni! La scuola nel villaggio! Uhm! Che sbaglio! Ignoranti vogliono restare, ignoranti! Ed è meglio!... Oh, la santa, beata e comoda ignoranza! Altro che progresso! Diceva bene il celebre Giuseppe Verdi: «Torniamo all’anticoGi

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