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Aggiornato: 27 giugno 2025
Nell'anticamera, seduto dinanzi ad una scrivania stava un giovinetto, dalla faccia di furfantello, che s'avrebbe detto fosse stato messo l
Aloise obbedì, e sedutosi alla scrivania incominciò a leggere da dove era scritto, a caratteri più spiccati, il nome di Ginevra Torre Vivaldi; a precipizio dapprima, come uomo che volesse prontamente finirla, indi a mano a mano più lentamente, e spesso tornando indietro, per raccapezzarsi in quel nuovo mondo che si schiudeva davanti ai suoi occhi. Donna senza cuore, rosa senza odore.
Maddalena entrò nello scrittoio, posò la lucernina sulla scrivania, e mentre l'altro, ritto presso l'uscio, attendeva per entrare anch'egli, essa cominciò a cercare il suo fazzoletto di foulard voltandosi, rivoltandosi di qua e di l
La sua mano brancicava convulsa sulla scrivania quelle carte, quasi fossero fango; e non se ne poteva staccare. Ed io avevo preso quella mano, e l'avevo serrata forte nelle mie. «Perdonami!» avevo singhiozzato. Ed ero fuggito.
I due finestroni aperti verso il parco lasciavano entrare a folate il vento serale, in cui pareva gocciolassero le resine dei pini. Lord W., mio padre, stava seduto alla sua scrivania, con i due gomiti su la cartella, e súbito m’accorsi che la mia presenza inattesa gli dava una certa preoccupazione.
Spalancò la finestra, si avvide d'aver rovesciato il calamaio sopra la scrivania di suo marito e contemplò il guasto, il disordine con occhio asciutto; una grande idea, fulgida come il raggio del sole che entrava dalla finestra, le aveva illuminato la mente.
Poichè la sua osservazione rimase priva di risposta, Lord W., mio padre, mise in ordine alcuni scartafacci ch’erano su la scrivania, poi cominciò, con una voce monotona, questo grave discorso:
Ci avevano approntate al primo piano due camere da letto comunicanti, un salottino e una specie di studio colla scrivania, dove avrei potuto sognar di lavorare; luce e fiori dappertutto, la quale particolarit
Una magnifica scrivania come non se ne vedono certo in casa dei letterati tronava in fondo al gabinetto di fianco alla finestra. Intorno intorno sulle pareti dei piccoli capolavori di pittura e di scultura. Questo nido della intelligenza gli aveva meritato da alcuni colleghi, il sopranome di aristocratico.
Anzi! Ed ebbi la forza di ringraziarlo con una stretta di mano. Ero così sconvolto, che, accompagnatolo fino all'uscio, tornai nel mio studio, e presi macchinalmente a rassettare i libri e le carte della scrivania, quasi non avessi altro da pensare e da fare. E quando cominciai a destarmi da quello stordimento non sapevo se avessi dovuto rallegrarmi o dolermi di ciò che avevo appreso.
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