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Aggiornato: 27 giugno 2025


Come voi mormorò l'uomo forte, l'uomo scettico, umilmente, dolentemente. Niente altro. Ella si sollevò dalla sedia, rimase ritta davanti alla scrivania. Adesso me ne vado; buona sera. Ve ne andate? chiese lui, un po' affannoso. , , me ne vado; buona sera, Massimo. Restate ancora un poco balbettò lui. Ditemi....

Una fiamma gli salì al viso, il suolo gli mancò sotto i piedi. Corse all'ufficio del capostazione, non lo riconobbe perchè tutti gli usci erano aperti, ormai, e tutte le stanze illuminate; domandò a un uomo seduto dinanzi ad una scrivania: Scusi, signore: mi vuol dire che cosa è accaduto? Non so precisamente; la linea è ingombra.

Rimasto solo nello studio, Aloise si lasciò cadere sfinito sulla scranna, coi gomiti sull'orlo della scrivania, la fronte nelle palme, in atto di profondo abbattimento. La novit

Il conte Jacopo appariva più grave, più accigliato del solito, e Gino capì tosto che dalla marchesa Polissena, o da Elena stessa, era stato informato di tutto. Che c'è di nuovo? gli disse suo padre, sedendosi davanti alla scrivania, in quel medesimo atteggiamento di giudice che abbiamo gi

Battista, gli disse il padre Bonaventura, alzando il capo dalla scrivania, e assumendo un'aria tra inquisitoria e patema, io sono molto scontento dei fatti vostri. Signore!... balbettò il maggiordomo. Voi tradite il vostro padrone: proseguì il gesuita. , voi; non istate a farmi quelli occhiacci stralunati. Io lo so di buon luogo. Voi date il vostro padrone in balìa dei suoi nemici.

Che con la scusa di esser molto più anziano di te e di averti conosciuta appena maritata... Ebbene? Ti trattasse con confidenza ancora maggiore;... ti desse del tu insomma. Ell'aperse la scrivania e ne tirò fuori a caso una lettera, porgendola a Guido che sulle prime finse di non volerla. Leggi ella intimò. Tanto fa... Egli esitava ancora. Leggi ripetè la Teresa.

La zia Rosa invia pure benedizioni e saluti...." Dopo aver letto ad alta voce tutti quei bigliettini, la ragazza li ripiegò con cura e li mise nel cassetto della piccola scrivania. Pietro la guardava e piangeva silenziosamente. No! No!... Non deve commuoversi così!... Le fa male!... e gli asciugò gli occhi col suo fazzoletto.

Altre volte gli avveniva di staccarsi, come colto da un'estrema stanchezza, dalla sua scrivania e di approssimarsi alla finestra, d'onde indugiavasi lungamente a guardar giù nel cortile, dove al solito posto, sotto al porticato inghirlandato dai festoni dell'edera, la giovane attendeva a qualche lavoro: ora tutta sola, seria e pensierosa col viso bianco chinato sull'opera di cucito, ora scambiando qualche parola con la Vige, che sempre laboriosa andava e veniva dall'uscio della sua cucina al pozzo, ora col ragazzo Agnul, che accudiva alle proprie incombenze dinanzi alla rimessa, ora infine coi coloni che giungevano a recar le derrate od a prendere qualche comando.

Non avrebbe avuto riposo, lo sentiva: e sentiva che non vi era rimedio alla sua agitazione. Andava e veniva dalla scrivania al balcone, macchinalmente, quando un, sottile canto vicino lo colpì. Si fermò, ascoltando.

Zaeli era stato attorno al cassetto della scrivania nel mattino stesso, aveva frugato, s'era poste in saccoccia delle carte... Gli occhi di Paolina s'ingrandivano, le sue labbra si schiudevano quasi per domandare.... Fosse mai?... Oh buon Dio!...

Parola Del Giorno

quell'autorevole

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