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Aggiornato: 27 giugno 2025


Avuto l'incarico dalla direzione, si mise al tavolino a fianco della vecchia scrivania del direttore e scrisse più di una colonna colorita, spigliata, nervosa, paragonando il violatore di fanciulle al Borgia crapulone.

Lidia m'accusa d'essere entrato stanotte nella sua camera e d'averne aperto la scrivania furtivamente.... Voi capite benissimo che la mia idea era giusta, al contrario: s'io non avessi trovato nulla di significante nella lettera, avrei evitata qualunque spiegazione incresciosa.... Era meglio agire con lealt

Guardandosi dal far rumore, col passo vacillante, simile ad una sonnambula, Loreta uscì dalla sua stanza, attraversò l'andito buio, si fermò un momento ad ascoltare l'allegro vocìo che usciva dalla cucina illuminata; poi, più lungamente presso all'uscio dello studio di Mattia. La porta era socchiusa: una lampada ardeva sulla scrivania: potò vederlo.

Non fu riflessione, fu come una trista ispirazione dell'inferno. Si mise alla scrivania, e rispose a Marone, quella sera non poter egli rendersi alle brame di lui, ma il domani senza fallo sarebbe ito col denaro. Piegò la carta, vi pose il suggello e la diede alla fante la riportasse al padrone. La sua mano tremava un pochino.

Nora sedette nella sua poltroncina presso la scrivania, in un angolo del salottino, sotto la finestra, e fece sedere il signor Ambrogio in un'altra poltrona dinanzi a lei. Mio marito le fa tante scuse. Non può alzarsi. È stato ripreso da un accesso nevralgico: soffre assai e non può sopportare la luce. Il signor Galli, seduto, fece un altro inchino, sporgendo il capo.

Sulla scrivania, fra le carte odorate di mughetto, odore e fiore a lei cari, vi è una sua lettera ai signori Giacomo e Roberto Yves di Norimberga, incominciata a Rüdesheim e non finita. Era nella sua borsa da viaggio con due rose del giardino Steele di cui conservo la polvere come dell'altra rosetta che perdè il profumo In quella sera ch'ella soffrì tanto.

Quando furono chiuse le imposte, ella sedette, il gomito nudo appoggiato sul velluto celeste di una piccola scrivania d'ebano. Dunque ti ha parlato? disse con angoscia suprema, guardando negli occhi Cristina che stava ritta innanzi a lei. La cameriera rispose di con un cenno. Ed è risoluto vedermi ad ogni modo?... Ad ogni modo! replicò Cristina.

Ti ricordi seguitai ti ricordi tu di quella mattina che entrai nella tua stanza all'improvviso, su i primi di novembre? Ti ricordi? Entrai non so perché: perché tu cantavi. Cantavi l'aria di Orfeo. Eri quasi pronta per uscire. Ti ricordi? Io vidi un libro su la tua scrivania, l'apersi, lessi sul frontespizio una dedica.... Era un romanzo: Il Segreto.... Ti ricordi?

Il braccio di Luisa era disteso sulla scrivania e la mano sottile aperta sul panno scuro. E pareva così abbandonata, così bianca, che a lui sembrò vedere, veramente, una mano di persona morta. Ma salvo ad averne una infinita compassione, che cosa ci poteva fare, lui? Ambedue soffrivano, e malgrado tutto, l'uno non poteva aiutare l'altro nella propria disgrazia; essa lo amava, egli, aveva di lei una piet

Lucia lo stette a vedere mentre egli si allontanava a passo svelto, diritto su l'alta, elegante persona. Quando svoltò, ella tornò a la scrivania, riprese la penna e si diede a scrivere in fretta, con foga un po' convulsa.

Parola Del Giorno

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