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Aggiornato: 20 maggio 2025
<<La Grazia che mi da` ch'io mi confessi>>, comincia' io, <<da l'alto primipilo, faccia li miei concetti bene espressi>>. E seguitai: <<Come 'l verace stilo ne scrisse, padre, del tuo caro frate che mise teco Roma nel buon filo, fede e` sustanza di cose sperate e argomento de le non parventi; e questa pare a me sua quiditate>>.
Velasco, duce de le torme ispane, Crudo il trafisse; io di morir fermata Tutto oggi seguitai l'arme ottomane, Ed era meco la compagna armata; Fu nostro voto ritrovar quel cane E co' denti sbranar la carne odiata, Ed il sangue succhiar de l'empie vene, E per tal guisa vendicar mie pene.
Essendosi al quanto ricomposta e discesa dal letto mi disse: "andiamo". La seguitai per un pezzo e giunti ad un'entrata oscura c'innoltrammo in un corridoio, scendemmo varie scale ed al chiarore di un candela che avevo portato meco scoprimmo una porta di ferro sbarrata da un catenaccio. Povera Nanna! dicevo tra me stesso, che delitto avr
Ti ricordi seguitai ti ricordi tu di quella mattina che entrai nella tua stanza all'improvviso, su i primi di novembre? Ti ricordi? Entrai non so perché: perché tu cantavi. Cantavi l'aria di Orfeo. Eri quasi pronta per uscire. Ti ricordi? Io vidi un libro su la tua scrivania, l'apersi, lessi sul frontespizio una dedica.... Era un romanzo: Il Segreto.... Ti ricordi?
Dimmi io seguitai dove ti piacerebbe di passare la convalescenza? Ella sorrise debolmente. Su la Riviera? Vuoi che scriva ad Augusto Arici perché ci trovi una villa? Se Villa Ginosa fosse disponibile! Ti ricordi? Ella sorrise più debolmente ancora. Sei stanca? T'affatica forse la mia voce.... M'avvidi ch'ella stava per cadere in deliquio.
23 La pesta seguitai, che mi condusse nel bosco fier; né molto adentro fui, che, dove il suon l'orecchie mi percusse, giacere in terra ritrovai costui. Gli domandai che de la donna fusse, che d'Odorico, e chi aveva offeso lui. Io me n'andai, poi che la cosa seppi, il traditor cercando per quei greppi. 24 Molto aggirando vommi, e per quel giorno altro vestigio ritrovar non posso.
Poi seguitai lo ’mperador Currado; ed el mi cinse de la sua milizia, tanto per bene ovrar li venni in grado. Dietro li andai incontro a la nequizia di quella legge il cui popolo usurpa, per colpa d’i pastor, vostra giustizia. Quivi fu’ io da quella gente turpa disviluppato dal mondo fallace, lo cui amor molt’ anime deturpa; e venni dal martiro a questa pace». Paradiso · Canto XVI
Ho ancora presente quella terribil notte in cui, ammaliato dal fascino delle potenti attrattive di Esmeralda, io la seguitai per tutti i più luridi vicoli della Venezia nuova; or compie l'anno da quella notte tremenda. Ella parea prendersi giuoco di me: finalmente ecco che bussa ad una porta orizzontale alla via, urtandovi replicatamente col piede; io mi arresto, ella mi guarda.
Poi seguitai lo 'mperador Currado; ed el mi cinse de la sua milizia, tanto per bene ovrar li venni in grado. Dietro li andai incontro a la nequizia di quella legge il cui popolo usurpa, per colpa d'i pastor, vostra giustizia. Quivi fu' io da quella gente turpa disviluppato dal mondo fallace, lo cui amor molt'anime deturpa; e venni dal martiro a questa pace>>. Paradiso: Canto XVI
Mancavano due ore a sera. Il sole dell'occidente vestiva di porpora il golfo di Baja che incurvavasi sulla nostra diritta. La barca veleggiando da Pozzuoli al Capo Miseno tracciava la corda dell'arco. La molle aura, le tinte calde e vaporose dell'autunno, il mare oleoso, la calma della natura, la presenza augusta di ventidue secoli di storia che pareano figure solenni assise sui gradini dell'immenso anfiteatro, conciliavano al silenzio e alla contemplazione a cui non s'è mai così disposti quanto dopo la tumultuosa vita degli accampamenti, la tensione morale delle rivoluzioni, le sensazioni irritanti dei pericoli, e le logoranti fatiche di una lunga campagna. Nell'incanto di quella scena, nel cumulo di tante memorie, nello spettacolo di tante rovine, vidi Annibale minacciar Miseno; assistetti ai funerali di Scipione, schivo della patria ingrata, a Literno; all'agonia di Silla in Pozzuoli; di Tiberio alla Dragonara; e di Porzia in Nisida; udii il tragico ventrem feri di Agrippina all'imperatore matricida ripercotersi d'eco in eco sul lago Lucrino; penetrai nelle logge principesche della villa di Cicerone mentr'egli componeva Le questioni accademiche; seguitai con ansia Bruto che studiava un rifugio nei giardini di Lucullo; salii sul cassero della nave capitana di Sesto Pompeo nel quarto d'ora in che i Triumviri a cena spartivansi il mondo romano; visitai la flotta d'Augusto all'
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