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Aggiornato: 27 giugno 2025


All'orologio a pendolo tra le due librerie sonavano le nove, allorchè Matteo, il giovane che andava far la spesa e i servizi minuti a' Ficarazzi, entrò nello scrittoio: si levò il berretto, e in punta di piedi, per non disturbare il padrone così intento a scrivere che non aveva nemmeno alzata la testa, andò a posare sulla scrivania le lettere e i giornali.

Oh, , ripetè, colla testa gettata all'indietro, e la voce alta e infantile, li vuole tutti copiati! E ancora il sorriso vacillante e tenue le fluttuò, fine come una fiammella, pel viso. Poi volse le spalle e tornò a guardare dalla finestra. Le signore se n'andarono, e Aldo sedette alla scrivania e principiò il suo lavoro.

Nella scrivania vecchie scatolette di cartone contenevano la corrispondenza epistolare della defunta; c'era anche un portafogli pieno di valori italiani e francesi e qualche migliaio di lire in monete d'oro e d'argento.

Il terzo giorno feci da Giuseppe aprire quell'uscio e schiudere un po' la finestra perchè almeno un raggio di sole consolasse la penombra. Feci mettere sulla scrivania un mazzo di rose. E salii, come salissi a una tomba.

Ma spesso venivagli fatto di giungere in fondo a un foglio, di aver riempito quattro facciate e, rileggendo ciò che aveva scritto, di non esser contento di una espressione o di una parola, e di gettare il foglio sulla scrivania e ricominciare da capo.

Ti vedo qui, seduta presso la mia scrivania, come nel tempo buono, e non mi par vero. È così eccezionale ed è così bello che... non so... vorrei solennizzare questo avvenimento, vorrei fare il chiasso, vorrei farti festa insomma.... Caterina Dammi qualche libro da leggere. Ludovico Vado in biblioteca.... Caterina No, un libro qualunque. Piglio questo. Ludovico Ma questo è il Codice. Caterina

Intanto il giovine, con un pugno stretto, puntellato sulla scrivania, una mano aggrappata al seno, quasi volesse lacerarlo, e mormorando rotte parole di amarezza ineffabile, ripigliò la lettura.

Affacciatosi all'uscio della camera, che Gino aveva lasciato socchiuso, disse al suo inquilino: Signor conte, son qua due signori che cercano di Lei. Entrino pure; rispose Gino, smettendo di leggere, ma lasciando aperto sulla scrivania il Dizionario storico geografico dello Stato di Modena.

Nemmeno egli può amarmi. Bice tornò a deporre il manoscritto sulla scrivania, e si rimise la pelliccia per uscire. De Nittis pensieroso si accostò per aiutarla. Ella lo lasciò fare, provando una dolce contentezza a sentirsi stringere da lui la pelliccia sul corpicino così bisognoso di riguardi, mentre una luce tremula le rideva negli occhi. De Nittis si attardava.

La Luisa, anch'ella pallida e sfatta, s'avanzò di alcuni passi e soggiunse: In una saccoccia della vestaglia della povera signora.... quella che aveva addosso e in cui vuol essere seppellita.... abbiamo trovato una carta.... Qual carta? balbettò Vergalli. Questa. Date.... Mi pare riprese la cameriera il biglietto che abbiamo posato iersera qui sulla scrivania....

Parola Del Giorno

quell'autorevole

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