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Aggiornato: 4 giugno 2025
Prima di terminare il racconto è necessario che io parli della seconda brigata, comandata dal Lobbia, di questa brigata che, quantunque lontana dalle altre e perciò non abbastanza rammentata nelle molte memorie che si son pubblicate sulla campagna di Francia, non si è meno coperta di gloria, nè ha meno faticato delle altre. I dati della relazione che io farò ai miei lettori, mi furono forniti a Chalons da un distintissimo ufficiale di stato maggiore che era al seguito del colonnello Lobbia, e il pubblico avanti di parlare del nostro soggiorno in quella citt
Ma gli era utile ai suoi disegni di accreditare la leggenda, che questa fanciulla era restata nascosta, che aveva in seguito sposato un uomo oscuro, e che il governo borbonico aveva fatto vista, in questa circostanza, di nulla sapere, tanto più che la donzella non aveva dimandato, nè la restituzione dei beni di sua famiglia confiscati, nè la reintegrazione del suo rango.
A misura che si avvicinavano, ammirava la gotica struttura, le superbe torri, la porta immensa dell'antico edificio; essa credeva quasi d'avvicinarsi ad uno di que' castelli celebrati nell'istorie antiche, dove i cavalieri vedevano dai merli un campione col suo seguito, vestito di negra armatura, venire a strappar la dama de' suoi pensieri dall'oppressione d'un orgoglioso rivale.
Incitato a ballo dal Principe di Trabia a Mezzo Monreale, costui, bello com’era della persona, si presentava con grandi barbette e coi neri capelli senza polvere. L’esser egli un servitore fedele del suo Re, l’aver seguito costui in Sicilia, abbandonando patria, beni, famiglia, dovevano esser ragioni più che forti per metterlo al di sopra di qualsivoglia sospetto di demagogia; ma non fu così.
Se promesse vi sono, non mantenute in seguito, sono indubbiamente quelle fatte dal pretendente di economie napoleoniche, che ritornano sempre negli scritti di Luigi Bonaparte in mezzo a vivaci attacchi contro gli sperperi del parlamentarismo. Ma il nipote non poteva, come lo zio, alleggerire il proprio stato mercé i tributi dei paesi soggiogati, né possedeva il talento finanziario, il senso militare dell'ordine che aveva l'antenato. Il motto d'ordine in voga tra i malcontenti, «libert
Ebbene, il primo colpo è destinato a lui. Che il Profeta mi punisca se io non l'abbatto. Fuoco! gridò in quell'istante una voce. Si videro i soldati egiziani abbassare un dopo l'altro i remington in direzione della darnas. Un gran lampo ruppe le tenebre seguito da numerose detonazioni e dal crepitìo di legno che fendevasi sotto la tempesta di palle.
Il capostipite degli Orsini, dal romano nome di Orso, si perde nel buio della leggenda: non si sa neppur bene se fosse germanico. I suoi discendenti si chiamarono Filii Ursi: così suona sempre nelle più antiche cronache il cognome degli Orsini. Storicamente appaiono solo nel XII secolo. Celestino III (1191-1198) apparteneva alla loro casa. Nel XIII secolo, durante le lotte degli Hohenstaufen, acquistarono maggior potenza, per opera specialmente del senatore Matteo Rubeus, capo imperante della repubblica capitolina ed instancabile avversario dell'imperatore Federigo II e poi per opera di papa Nicolò III (1277-1280), figlio di detto senatore. Gli Orsini, fecondi quanto i Colonna, si suddivisero in seguito in più rami e dai loro diversi possedimenti si chiamarono Orsini di Monte Giordano e di Campo di Fiore in Roma, conti e signori di Nola nella Campania, di Tagliacozzo negli Abruzzi; di Gravina e Manoppello, di Monte Rotondo, di Vicovaro, di S. Angelo, di Pitigliano, d'Anguillara, di Bracciano. L'elenco dei loro castelli e possedimenti è conservato nell'archivio di famiglia a Roma e forma un intero volume. Erano egualmente potenti nel regno di Napoli come nel dominio romano. Mentre i Colonna, proprietari essi pure nel napoletano di grandi feudi ed in lotta violenta con i loro nemici ereditari per i marchesati di Tagliacozzo, Alba e Celano, possedevano nel Lazio il nocciolo della loro signoria, gli Orsini dominavano il territorio sabino sull'Anio, da Vicovaro fino a Nerola e Monte Rotondo, ed il paese etrusco da Sutri in giù, fino di l
Non invento nulla; sèguito passo passo il nostro malinconico eroe. La confraternita della Misericordia, che io accenno qui per necessit
Da questa via passò or fa qualche giorno ras Alula col suo corpo d'esercito, e passando riscuote imposte, infligge pagamenti di multe per mancanze commesse e pretende il mantenimento per tutto il suo seguito, senza contare che tutti i soldati poi entrano nelle case e si impossessano di quanto trovano, spadroneggiando da veri briganti.
Andate, andate! diss'egli. Ricolgo il fiato e vi raggiungo. E si sdraiò su d'un lastrone, soffiando come un mantice. Il serafino biondo sorrise, lasciò lo zio in quella postura, che aveva pure i suoi pregi, e seguitò il padre Anacleto pei meandri sassosi del sentiero fino all'entrata della caverna.
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