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Aggiornato: 2 giugno 2025


»Una crisi terribile è questa nella esistenza della donna, quando in lei inaridiscono i più nobili affetti!... Molte sconsigliate, a questa epoca della vita, trabordano in ridicole civetterie; talune si danno al giuoco, altre a tiranneggiare la gioventù, a tormentare la famiglia col pretesto di educare; moltissime si consacrano alla devozione, offrendo ai preti un logoro avanzo, e a Dio il rifiuto dei preti!

Qui la questione personale passa in seconda linea. Non vengo a parlarvi della guerra sleale che mi è stata mossa, degli ostacoli frapposti alla mia strada, delle ire e degli odî suscitati contro di me, come delle minaccie e degli insulti che ne sono stati le conseguenze, delle calunnie basse e ridicole con le quali si è aizzato contro di me il furore della folla argentina, come per porre un supremo ostacolo al compimento del mio dovere. Tutto ciò non interessa che me, al più. Voglio invece parlarvi di quanto ho scritto, che è la verit

La scadenza del 15 ottobre si avvicinò, senza che egli avesse trovato il modo di far onore all'impegno. Gli avevano fatto sperare fin da principio una rinnovazione di cambiali, e lo avevano ingannato. Egli si era proposto di vendere la Montalda, e quel negozio, messo accortamente in piazza, trattato apertamente da sensali di mala fama, gli fruttava proposte ridicole. Andare dal nonno a chiedere aiuto? La sua dignit

Silvio trovava la sua casa più piccola, le stanze più basse e anguste, i mobili vecchi e di cattivo gusto, le battaglie di Napoleone ridicole, i ritratti dell’imperatore e dei suoi generali manierati come tante teste di legno, il parco troppo trascurato. E la bella Maria?... oh povera Maria, quale sorpresa!...

«È duro il discendere dopo lunga assenza e col palpito di chi cerca e merita amore, sulla propria terra, e incontrarvi calunnie e minaccie ridicole, è vero, di bajonette. È duro l'accorrere lietamente, in nome d'Italia, ad affrontare le palle austriache per la libert

Ho rimproverato ad altri la debolezza. Non voglio esser debole io. Se credi che Tommy non trovi anche lui ridicole le arie che ti dai. Ho visto che ve l'intendete. Sei diventata la sua confidente. C'è poco da confidare. Ha accettato un lavoro ingrato e ci attende. Ne dubiti? No. Non so capire perchè evita di trovarsi con me. Si direbbe che mi nasconde qualche cosa. Se lavora, fa il suo dovere.

Rispondo ch'io non dico mai bugie, e ch'egli avea ricorsi a tutte l'ore per odii, per timor, per gelosie. Dame e serventi, come le formicole, volean dall'imperier cose ridicole. Ecco di nuovo incomincia la tresca de' nascondigli e degli amor secreti. Terigi le minacce pur rinfresca, quando il garbuglio stran Rugger non vieti.

Ma dopo fu sempre così nei romanzi di Paolo Spada: le sue protagoniste belle, buone, cattive, umane, simpatiche durante tutto il romanzo, alla fine diventavano triviali e ridicole. Colei che si suicidava, non sapeva suicidarsi abbastanza bene per morirne; quella che era distrutta da una tisi al terzo grado, trovava una medicina miracolosa che la salvava, e sposava il medico; quella che era presa dalla meningite, faceva una cura violenta di chinino e si guariva; quella che per un amor tradito era ridotta all'ultima disperazione ed al desiderio della morte, si consolava senza una ragiono al mondo, borghesemente. Qualcuna poi, come nelle prime novelle, scompariva improvvisamente e non se ne aveva più notizia. Così un intiero e spasimante dramma psicologico si risolveva in un matrimonio ed in una scampagnata. Così tutta l'opera d'arte era guastata, rovinata da quella fine illogica, assurda, borghese. Così quel tratto finale in cui tutta la valentìa dell'artista era perduta, perdeva il libro. Fu detto di lui che era debole, che il suo ingegno aveva dei lucidi intervalli, con alternative di tenebra. Fu detto di lui che sapeva cominciare i suoi libri, ma non finirli. La leggenda rimase. E la reputazione di romanziere di Paolo Spada si smarrì fra le infinite mediocrit

Un'altra disposizione legislativa toccava delle fame imposte e delle fame usurpate; proponeva pene pei letterati funamboli; condannava a perpetuo bando dall'isola i poeti che si fossero attentati a dar lettura dei loro versi a qualche infelice costretto a subire questa violenza, e vietava finalmente la rappresentazione del dramma e della tragedia considerate come le più ridicole parodie del dolore e delle sciagure umane.

Un mondo ignorato si schiudeva ai loro cuori, comprendevano la gran festa della fiducia senza reticenze, dell'amore senza civetterie, del sentimento che non ha ridicole paure, della poesia che ripudia ogni inganno di metafora o di rima. Guardavano in faccia agli spettri temuti, la noia, la saziet

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