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Come vorrete, o signora, come vorrete. Vado subito a levarmi di dosso queste ridicole insegne di mandarino cinese e sono ai vostri comandi. Ma innanzi di partire udite ancora una parola, e sar

Il provenzale che, credendo di ammazzare un leone, stendeva morto dietro una siepe un povero somaro, non era diverso dal provenzale che si compiaceva di fargli fare quella e altre ridicole prodezze. Tutti e due mentivano, esageravano, prendevano diletto della propria esagerazione e della propria menzogna scaturite dal fondo di un organismo infiammato dal sole della loro cara Provenza.

Pensava che l’idea di voler vedere la laguna era una vera mania senza costrutto, di quelle ubbie ridicole di giovinotto egoista che non pensa alla moglie, la quale restando molto in casa, deve preferire un sito frequentato, per godere il passaggio della gente, che distrae dai pensieri tristi nelle ore d’ozio, e nei giorni piovosi quando non si può uscire per le visite o pel passeggio.

Ciò cagionava gran confusione ne' provinciali, povere persone. Turpin delle cittá de' provinciali mille altri pregiudizi ed i sistemi ha scritto diligente negli annali di conti e cavalier di cervel scemi, ed etiche peggior de' serviziali, ridicole rubriche, insulsi temi, a tal ch'anche Marfisa io vo' trar fuori, ch'ella mi fa pietá tra que' signori.

Da noi non sarebbe possibile fare una caricatura di una tragedia classica; non sarebbe possibile trovare un teatro, per quanto piccolo e meschino, che si arrischiasse a presentare al pubblico, ad esempio, la Maria Stuarda, ridotta a parodia. Le tragedie da noi non diventano ridicole che qualche volta, quando sono male rappresentate; ma non vengono mai ridotte tali a bella posta.

Il signor Basilio aveva avuto sentore, io vi diceva, di un certo movimento di truppe straniere, aveva stretto intorno a i più fedeli, aveva divisato resistesse colla forza a qualunque armata minaccia; e, fatte sul serio cose ridicole, si apprestò a qualunque evento a vigorosa difesa. Gi

che in dialetto diventano: «venga al suo ritorno la tremarella al sole». Il passo di Dante, in cui Paolo e Francesca narrano che leggevano la storia di Lancillotto e di Ginevra, fu tradotto «noi leggevamo un giorno la bella storia di Chiarina e di Tamante» che è una canzone côrsa, diffusa per tutta Italia, e che si vende, stampata su foglio volante, su tutti i muriccioli. «Che cosa direbbero mai Dante e Silvio Pellico, domandai a un mio vicino, se potessero vedere la loro favola ridotta a questo modo, su queste scene?». Il vicino mi fissò meravigliato e quando parve avesse capito il mio pensiero: «Eh, rispose, si vuol ridere!» E invero, ho vedute poche cose più ridicole della scena, in cui Lanciotto uccide Paolo e Francesca; nella quale mentre sono entrambi gi

Io pure alla mia volta le feci le mie confidenze esplicite, franche ed ingenue, senza restrizioni mentali. Le raccontai per filo e per segno il mio amore petrarchesco per la contessa Savina, muto ma profondo come il silenzio, e condensato come l'acqua bollente nelle caldaie a vapore; alimentato dalla fiamma di due occhi più vivaci del sole. E non le tacqui le mie ridicole illusioni intorno all'amore e alla gloria, le feci mistero del mazzetto di fiori raccolto e del bacio respinto, e le narrai fedelmente le mie follie, le lagrime versate, le ansiet

Il più giovine invece è in preda ad un turbamento che tradisce di tanto in tanto con smorfie ridicole. Sembra seduto sopra un letto di aculei che lo obblighino ad ogni istante contorcersi dolorosamente e mutar posizione. Ora guarda i campi, ora il volto del compagno e con due occhi da spaventato.

Io non rido di tal comento come fa il Biagioli, perchè tutte le memorie degli uomini portano superstizioni, empie e ridicole almen quanto il mangiare una zuppa sul cadavere dell'ucciso. Carlo I d'Angiò fu spirito forte, come diremmo in oggi. Ma non trovando questo fatto in alcuno degli scrittori contemporanei di parte contraria a lui, conchiudo che, o la favola nacque dopo la loro et