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L'autore ha in odio di mostrare la natura spaventosa, nelle sue commedie come colui che inventa Racconti, Tempeste e simili scempiaggini del genereMa i lettori contemporanei si troveranno più d'accordo col Warburton il quale osserva che «La Tempesta e il Sogno di una notte di mezza estate sono i più nobili sforzi di quella sublime e miracolosa immaginazione particolare allo Shakespeare, che si libra oltre i limiti della natura senza perderne il senso o più propriamente trascina la natura fuori di quei confini che ella stessa si era stabiliti».

Lori, susurrava la madre, Lori, tesoro mio, amore mio.... Le faccia fiutar questa boccetta, consigliò la Teobaldi, è miracolosa! Povera fantolina; le sar

e se questo richiamo è da Natura, quel mormorio di Plebi ancor lontano e pur tenace, ch'accenna al migliore, non è Natura? Dove vanno, a che tendon le Coorti? Sta, sta, Figura mia forte e gagliarda, tra il battagliar dell'Ira e dell'Invidia, miracolosa: sta, Donna, a cui l'olivo fa corona, scettro o spada brandisce la destra, Tu sai a che ne guidi e l

AP. Io ho udito una cosa miracolosa, la quale non può essere offuscata dalle tenebre della notte, si può dire che sia sogno, che sia cosa non fatta mai, o per paura forzatamente confessata ne' processi, e nelle inquisizioni.

Alle piante cresciute su la sepoltura di amanti infelici, una canzone italo-albanese (La ballata di Angelina) attribuisce virtú miracolosa:

La vergine riapparve sul limitare della caverna, con la pallida mano intinta nell’acqua miracolosa.

E in quello sgomento, in quel terrore Pierino cominciò a pregare il suo povero babbo, il suo povero zio ch'erano in paradiso, che gli volevano bene, e che sapevano che non era un ladro. Poi pregò la Madonna miracolosa del Santuario di Crodarossa, che aveva fatto tanto male a dimenticare, poi l'altra, quella di Trento, della piccola chiesetta lontana, solitaria, e che aveva fatto molto male a trascurare, e pregò, pregò ginocchioni, piangendo, balbettando, dandosi pugni contro il petto che gli doleva per l'affanno e per la fame. Col fervore della preghiera, colla sincerit

»Ma la mamma, dopo tanti anni di agonia miracolosa, chiuse gli occhi poco dopo, e Rosilde non ebbe la consolazione di poterla soccorrere in nulla. »La povera fanciulla se ne accorò talmente che cadde malata e, come seppi poi, corse pericolo di morte. »Io, rimasta sola, entrai al servizio d'una famiglia in Arona.

Un giorno, da Evian, l'aveva guidata a una cappella dove celebravano una festa che chiamava a torme i credenti dai luoghi più lontani: anche egli aveva chinato la dubitosa fronte come tutti quegli umili, come lei; ma non soltanto per seguire l'esempio della fedele, per nascondere a un tempo il pianto che lo accecava. Un'altra volta, sulla montagna, ella erasi fermata dinanzi a una cappelletta alla porta tarlata della quale stava infissa la grossa chiave rugginosa; con la debole mano bianca cercava di schiudere quella porta, inutilmente. Egli stesso l'aprì, e nell'atto che schiudeva alla pia il varco del sacro luogo, egli pensava come grande fosse la secreta forza di quella debolezza apparente: quando la povera mano s'era stancata invano e pareva aver dovuto rinunziare all'intento, il muscoloso braccio era stato spinto a vincere per lei l'ostacolo. E allora egli aveva sentito struggersi dal bisogno di baciare quella mano addolorata, di baciarla devotamente sul dorso, di baciarla avidamente sulla palma; dal bisogno di sentirsi imporre la miracolosa mano sulla fronte infiammata. Non era la dolce mano soccorrevole e salutare? Non l'aveva egli vista un giorno medicare pietosamente un ferito, un infermo della cui insania morale tutti ridevano e che ella sola commiserava? Quell'uomo era caduto, grondava sangue; e alla vista del suo sangue, all'udire le sue parole più scomposte del consueto, le risa crudeli crescevano; ella sola, come una suora, aveva saputo medicarlo e guarirlo. La sua mano era soave ed agile, pronta e destra all'ufficio di carit

A dimostrazione della qual cosa è da sapere che Marco Marcello, nel quinto suo consolato, secondo che dice Valerio, avendo vinto primieramente Clastidio, e poi Seragusa in Sicilia, e botato in questa guerra un tempio alla Virtú e all'Onore, fu per lo collegio dei pontefici giudicato a due deitá non potersi un tempio solo farsi; percioché, se alcuna cosa miracolosa in quello avvenisse, non si saprebbe a quale delle due deitá ordinare i sacrifici debiti e le supplicazioni.