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Aggiornato: 28 giugno 2025


Noi seguimmo Garibaldi, i regi il re. Garibaldi smontò di sella nel propinquo sobborgo, e condusse il cavallo ad uno stallaggio di barocciai a lato della via. Imitato l'esempio, traemmo i nostri ivi dappresso, guatandoci a vicenda trasecolati. Dov'è ito il re? Cost

Domaste l'Asia, ed i superbi regi Condannaste a soffrir dura catena? Coglieste l

Perchè agli altri guai s'era aggiunta la vista di soldati regi ed imperiali; i quali passavano per quelli alpestri sentieri, tornando feriti o malconci dalle scaramuccie, che seguivano giù giù, tra quel d'Oneglia e quel di Loano.

Ripiegando sovra Solano, trascorremmo a sinistra dell'osteria, più veloci dei regî che volevano interdirne quel passo strategico; però più veloci di poco. ¹ Questo soldato si chiama Achille Olivieri e vive a Castel d'Ario nel mantovano. Ivi si mangiò e si bevve in pace.

Cozzanti nel rumor aspro dell'armi E i regi e le fortune alte di Francia E il pianto e il core dell'afflitto Reno. A Te vengono incontro in un sereno Nembo di fiori e di farfalle i bimbi Come a padre gentil Salve gridando, Candido vecchio, o coronato araldo Della pace, o signor del dolce canto, Che porti in ciel la voce della terra.

Nella fortunata campagna del 60, quando i pezzenti della Democrazia Italiana passeggiavano nei parchi regi, tra i fagiani ed i daini, e tergevano i loro rozzi calzari sui reali tappeti in una stanza del sontuoso palazzo di Caserta, io sognai di Roma.

non per Tifeo ma per nascente solfo, attesi avrebbe li suoi regi ancora, nati per me di Carlo e di Ridolfo, se mala segnoria, che sempre accora li popoli suggetti, non avesse mosso Palermo a gridar:

Era la prima lotta che imprendevamo coi governucci che smembravano la povera Patria, e il senso di quella lotta ci crebbe l'ardire. Le tendenze politiche si rivelarono in quel secondo Giornale nel quale scrittori più assidui eravamo Guerrazzi, Carlo Bini ed io più esplicito e quasi senza velo. Parlammo di Foscolo, al quale, tacendo degli altri meriti, gl'Italiani devono riverenza eterna per avere egli primo cogli atti e gli scritti rinvigorito a fini di Patria il ministero del Letterato dell'Esule, poema di Pietro Giannone, allora proscritto, di fede incorrotta, ch'io imparai più tardi a conoscere ed a stimare di Giovanni Berchet delle cui poesie, magnifiche d'ira italiana, moltiplicavamo allora noi studenti le copie e che mi toccò di vedere nel 1848 immiserito tra patrizî moderati e cortigiani regî in Milano. Osammo tanto, che l'intormentito Governo Toscano, compito l'anno, c'intimò di cessare. E cessammo. Ma quei due giornali avevano intanto raggruppato un certo numero di giovani potenti di una vita che volea sfogo; avevano toccato efficacemente nell'anime corde che fin allora giacevano mute; avevano e questo era il più provato ai giovani che i Governi erano deliberatamente avversi a ogni progresso e che libert

Veggansi le liste de' castelli regi a p. 99 e seg. Parlandosi di tempi feudali questo non ha bisogno di prova. Nondimeno ricorderò il castel di Calatamauro, alla cui distruzione collegaronsi i Corleonesi e i Palermitani; e quel di Sperlinga, ove i Francesi fecer testa: i quali erano fortissimi senza dubbio, e pur non leggonsi nella lista dei castelli del re. Bart. de Neocastro, cap. 14. Anon.

Vedi quanta virtu` l'ha fatto degno di reverenza; e comincio` da l'ora che Pallante mori` per darli regno. Tu sai ch'el fece in Alba sua dimora per trecento anni e oltre, infino al fine che i tre a' tre pugnar per lui ancora. E sai ch'el fe' dal mal de le Sabine al dolor di Lucrezia in sette regi, vincendo intorno le genti vicine.

Parola Del Giorno

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