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Aggiornato: 27 giugno 2025
Aria bevvi, ciel, sole splendente, Un immenso che vince la mente, Che il mondo ha in sè; E ogni cosa di fuor s'oscurava, Pien di te, pien di te il petto ansava, Di te, di te. L'indomani alle undici trovai Violet in giardino. Nello stringerle la mano la sentii di ghiaccio, ma il viso era tanto raggiante! Mi aspettava da un'ora, pur ricordando di avermi detto alle undici.
Dove col cor pien di pauroso scorno A man dritta mi volgo, e trovo il vado Che da notte me alunga, e apressa al giorno E qui tanto altamente ascendo & vado Ch'io son quasi divin, ma poi ritorno S'io guardo in giuso, e in doppio error ricado
Ma distendi oggimai in qua la mano; aprimi li occhi>>. E io non gliel'apersi; e cortesia fu lui esser villano. Ahi Genovesi, uomini diversi d'ogne costume e pien d'ogne magagna, perche' non siete voi del mondo spersi? Che' col peggiore spirto di Romagna trovai di voi un tal, che per sua opra in anima in Cocito gia` si bagna, e in corpo par vivo ancor di sopra. Inferno: Canto XXXIV
Oh quanto è il suo dolore aspro ed atroce, che non può rivedere i dolci rai! Ecco ch'altronde ode da un'altra voce: Non sperar più gioirne in terra mai. A questo orribil grido risvegliossi, e tutto pien di lacrime trovossi.
69 Se fu quel letto la notte dinanti pien di sospiri e di querele gravi, non stette l'altra poi senza altretanti risi, feste, gioir, giochi soavi. Non con più nodi i flessuosi acanti le colonne circondano e le travi, di quelli con che noi legammo stretti e colli e fianchi e braccia e gambe e petti.
Gli augelli che passavano in ciel con l'ali aperte Fermavansi a guardare quelle due forme incerte E sovra il dolce gruppo circoscriveano il volo. E quello che vedevano sembrava un corpo solo Pien di forza e di grazia e doppio ed indiviso, Simile a visïone d'ignoto paradiso. Fu un lampo. Ma rinchiuso in la breve durata Era un eterno gaudio. Lei s'era risvegliata E le parea risorta esser gi
Dalla reazione che avvenne in Sicilia dopo la ritirata di re Carlo, per opera dei più accaniti partigiani della casa d'Aragona e della rivoluzione del vespro. Dalla elezione del conte Roberto d'Artois a vicario generale in Sicilia, con pien potere di perdonare e dar guarentigie, docum. XX e XXI.
Essi di sangue, e di ricchezza altieri, E scaltri a pien per la virtù de gli anni Avean nel tempo rio fissi i pensieri A far men gravi de la patria i danni; Timodemo dicea: tuoi gran guerrieri, Signor, non fia chi di vilt
Tosto che 'l duca e io nel legno fui, segando se ne va l'antica prora de l'acqua piu` che non suol con altrui. Mentre noi corravam la morta gora, dinanzi mi si fece un pien di fango, e disse: <<Chi se' tu che vieni anzi ora?>>. E io a lui: <<S'i' vegno, non rimango; ma tu chi se', che si` se' fatto brutto?>>. Rispuose: <<Vedi che son un che piango>>.
116 Adonio lungamente frutto colse de la sua bella donna, a cui la fata grande amor pose, e tanto le ne volse, che sempre star con lei si fu ubligata. Per tutti i segni il sol prima si volse, ch'al giudice licenza fosse data: al fin tornò, ma pien di gran sospetto per quel che gi
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