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Aggiornato: 27 giugno 2025
108 Sobrin gli era a man manca in ripa a Senna, con Pulian, con Dardinel d'Almonte, col re d'Oran, ch'esser gigante accenna, lungo sei braccia dai piedi alla fronte. Deh perché a muover men son io la penna, che quelle genti a muover l'arme pronte? che 'l re di Sarza, pien d'ira e di sdegno, grida e bestemmia e non può star più a segno.
Invido ciel che tante stelle e tante in grembo hai sempre e di lor vista godi, a che per cento vie, per cento modi, la mia levar contendi a me davante? N'hai mille e mille di splendor prestante, e pien d'invidia pur t'affanni e rodi! Per cui? sol per colei che, acciò mie lodi sianle piú belle, starmi degna innante.
SPELA. Oh pazzo che tu se'! GHERARDO. Oh Clemenzia avventurata! SPELA. Oh bestia mal cignata! GHERARDO. Oh latte ben contento! SPELA. Oh capo pien di vento! GHERARDO. Oh Clemenzia felice! SPELA. Oh! in culo avestú una radice! GHERARDO. Orsú, Clemenzia! Addio. Viene, Spela, ch'io mi voglio ire a raffazzonare. Ho deliberato di vestirmi altrimenti per piacere alla mia moglie. SPELA. L'andará male.
131 L'oste con buona mensa e miglior viso studiò di fare a Rodomonte onore; che la presenza gli diè certo aviso ch'era uomo illustre e pien d'alto valore: ma quel che da se stesso era diviso, né quella sera avea ben seco il core (che mal suo grado s'era ricondotto alla donna gi
Felice a pien; per Trasideo bramata Gi
«Quando va fuori adorna, par che ’l mondo Sia tutto pien di spiriti d’Amore, Sì che ogni gentil cor divien giocondo».
con atto e voce di spedito duce ricominciò: «Noi siamo usciti fore del maggior corpo al ciel ch’è pura luce: luce intellettüal, piena d’amore; amor di vero ben, pien di letizia; letizia che trascende ogne dolzore. Qui vederai l’una e l’altra milizia di paradiso, e l’una in quelli aspetti che tu vedrai a l’ultima giustizia».
Tosto che 'l duca e io nel legno fui, segando se ne va l'antica prora de l'acqua piu` che non suol con altrui. Mentre noi corravam la morta gora, dinanzi mi si fece un pien di fango, e disse: <<Chi se' tu che vieni anzi ora?>>. E io a lui: <<S'i' vegno, non rimango; ma tu chi se', che si` se' fatto brutto?>>. Rispuose: <<Vedi che son un che piango>>.
98 Spesso la voce dal disio cacciata viene a Rinaldo sin presso alla bocca per domandarlo; e quivi, raffrenata di cortese modestia, fuor non scocca. Ora essendo la cena terminata, ecco un donzello a chi l'ufficio tocca, pon su la mensa un bel nappo d'or fino, di fuor di gemme, e dentro pien di vino.
83 Di piano in monte, e di campagna in lido, pien di travaglio e di dolor ne gìa; quando all'entrar d'un bosco, un lungo grido, un alto duol l'orecchie gli ferìa. Spinge il cavallo, e piglia il brando fido, e donde viene il suon, ratto s'invia: ma diferisco un'altra volta a dire quel che seguì, se mi vorrete udire.
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