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Aggiornato: 29 luglio 2025
Bortolino seccato gli additò la porta con un gesto eloquente. Pochi giorni dopo Brunello era venduto ad un mercante girovago e Marco tornava a Passevra sfrattato per sempre. Elena fu contentissima. Le nozze. Din don dan...
Le dolci parole della mia fidanzata fecero l'ufficio della brezza: in breve tempo dispersero ogni vapore, e l'animo ritornò sereno e illuminato della luce benefica de' suoi sguardi. Avendo dato termine anche in quell'anno alla scuola, e messo all'ordine ogni cosa, al ritorno dello zio venne fissato il giorno delle nozze.
Qui si sprofondava nella dissolutezza Caligola; egli aveva una speciale predilezione per Anzio ed aveva anzi formato il disegno di venire a stabilircisi: qui festeggiò le sue nozze con la bella Lollia Paolina.
«Oh no paura...! credeva fosse il padre Anacleto...» rispose Bianca cogli occhi bassi e colla voce tremante. «Ebbene ripiglio l'Alemanno sono io..., sono io qui, per dirle quello che sa, ma che non ho potuto dirle mai da me..., l'amo, e le chieggo una grazia, quella di dirmi il giorno delle nostre nozze...»
E qualche settimana appresso, riprendendo lo stesso argomento a proposito delle nozze di un comune amico che aveva avuto il coraggio di sposare una ragazza un po' gobba, o un po' sciancata, non ricordo bene ma molto ricca, Efisio Chiardi declamava: Ecco, io capisco che uno sposi anche una brutta o una non bella spesso la bruttezza e la bellezza della donna sono modi di vedere di chi guarda purchè lo faccia per amore, per passione; lo capisco. L'amore è una grande scusa, specialmente se reciproco giacchè non di rado qualcuno sposa unicamente per cavarsi una donna dal cuore; pare assurdo, ed è vero. Ma sposare, come ha fatto Sarti, una specie di mostro perchè fornita di ricca dote, è cosa indegna di uomo onesto. Sar
Quella voce era la mia. Sapendo che oggi dovevi intraprendere il giro di nozze, il mio febbrile desiderio di possederti mi spinse a muoverti incontro. Tu eri gi
Apparecchiammo per le nozze, tutto era combinato, stabilito, allorchè, nell'esaminare il suo certificato di nascita, scopersi con orrore che il suo nome di Annetta, non era che un vezzeggiativo, un abbreviativo di Susanna, Susannetta, e oltre ciò inorridite! aveva cinque altri nomi di battesimo: Postumia, Uria, Umberta, Giuditta e Lucia.
Ma ci voglio un pitaffio ch'io m'ho fatto per mia memoria. CRISAULO. Dillo. PILASTRINO. Falli onore. «Qui giace un ch'ebbe nome Pilastrino. Vivo, tanto m'amò che disperato morio mancando in me lo spirto e el vino». CRISAULO. Ha odor d'antico. PILASTRINO. No. Ci manca questo: «Visse di baie e morí disperato, vedendo andare a nozze un che col tempo contendea d'anni». CRISAULO. Ah! ca!
Ma pur che novelle? PANURGO. Cattivissime, maledettevolissime. Tu sei... ESSANDRO. So che vuoi dire: Misero e serbato dal Cielo a crudelissime passioni! PANURGO. Gerasto n'ha scacciati di casa, dato Cleria a Cintio; e or si fanno le nozze. ESSANDRO. Giá son caduto e morto! PANURGO. Come? ESSANDRO. Tu parli cortelli e lancie; la tua lingua m'ha trapassata la gola come un pugnale.
I parenti erano quasi tutti o morti o emigrati. Restava nella casa un vecchio infermo, zi’ Mingo, che aveva sposato in seconde nozze la figlia di Sblendore e viveva con lei quasi in miseria. Il vecchio da prima non riconobbe Anna. Egli stava seduto su un’alta sedia ecclesiastica di cui la stoffa rossastra pendeva a brandelli: le sue mani posavano su i braccioli, contorte ed enormi per la mostruosit
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