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Aggiornato: 1 giugno 2025
DON IGNAZIO. Signora, io n'ho piú timore veder i suoi lumi turbati di sdegno contra di me da' quali depende il maggior contento ch'abbi nella vita che perder l'istessa vita; e vi giuro per quel cielo e per Colui che ci alberga dentro, ch'amo le sue bellezze come modesto sposo e non come lascivo amante; ché chi ama la bellezza e non l'onore, non è amante ma inimicissimo tiranno.
"E dir che, giovinetto, io n'ho ammazzate tante "Di queste bestioline!... Allora ero l'amante "Di Rita, la più bella forosetta che Iddio "Ai campi regalasse!... Almeno, a parer mio! "Era bionda; abitava qui presso, a poche miglia, "In una casettina tra i monti. La giunghiglia "Ne baciava i mattoni profumandola tutta.
CINTIA. Quanto Cintio vi dice è tutto vero; e fate conto ch'io e Cintio siamo una cosa medesima: che vi parli con la mia bocca, che vi ami col mio core, ch'io sia la sua mente, ch'io sia lui tutto; e quando non possiamo essere insieme, egli se ne afflige quant'io, e quando vi ha sodisfatto, n'ha quel gusto che n'ho io.
LECCARDO. Veramente da te si devriano tôrre le regole della medicina. Andamo a medicar presto, ché m'è salito addosso un appetito ferrigno, e tanta saliva mi scorre per la bocca che n'ho ingiottito piú de una carrafa. La medicina n'ha reinfrescato il dolor delle piaghe e m'ha mosso una febre alla gola che mi sento mancar l'anima.
Io n'ho stupore, e non sare' dovere voler per venti camuffarne cento; oltre che non fu colpa del mestiere, ma del rozzon semivivo e del vento. Filinor grida: Come! a un cavaliere un servo parla con tanto ardimento? Poi croscia in sulla gobba col bastone, e due e tre e quattro delle buone. Tanto che fuggí via con gli stivali colui, lasciando il padron e il guadagno.
Non mi rispondi? seguitai, prendendole la mano ch'ella teneva abbandonata lungo il fianco. Tu non mi credi; tu hai perduto qualunque fede in me; tu temi ancora che io ti deluda; tu non osi di ridonarti perché pensi sempre a quella volta.... Sì, è vero: fu la più cruda delle mie infamie. Io n'ho rimorso come d'un delitto; e, anche se tu mi perdonerai, io non potrò mai perdonarmi. Ma non t'accorgesti tu che io ero malato, che io ero demente? Una maledizione mi perseguitava. E da quel giorno io non ebbi più un minuto di tregua, non ebbi più un intervallo di lucidezza. Non ti ricordi? Non ti ricordi? Tu, certo, sapevi che ero fuori di me, in uno stato di demenza; perché tu mi guardavi come si guarda un pazzo. Più d'una volta io sorpresi nel tuo sguardo una compassione penosa, non so che curiosit
Questo è il meriggio! Questo è il triste meriggio della mia Povera vita! Io sono solo e piango, Ed amo ancora! Oh!... N'ho provate tante D'amarezze quaggiù!... Negli anni primi Io senza guida rimasi qui in terra; Poscia, orrende compagne, ebbi la fame, E la miseria, e il freddo, e la crudele Compassion dei felici, e l'ironia Dei mille!...
Date qua, diceva il monachino, e non ne cogliete più altri. Vorreste per caso seppellirmi sotto i fiori? Ce n'ho gi
Vedete? coteste delicatezze a me non s'addicono. Per reggere la vita n'ho assai di questo pane e di questa zuppa. Trovate di grazia un poveretto qualche infermo che conosciate più bisognoso; dategli questo piatto, e raccomandategli che preghi per me.
Il che io volentieri consento per ciò che spesso grandissimo utile e talor di belli piaceri con queste semplicette ne traggo: come si fará ora con costei, se savio sarai; però ch'ella vuole che io ti costringa andar da lei ed io, pensando teco intendermi, glie n'ho data qualche speranza. Se tu or vorrai, ricchi insieme diventeremo e tu di lei diletto trar potrai. LIDIO femina.
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