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Aggiornato: 5 maggio 2025
«Oh! per me..., mi dicano quel che debbo fare.... Vede? solo a pensare che le hanno detto di sì, e che quella dell'Alemanno era una favola. «Che sapevi tu d'un Alemanno...? sclamò senza volerlo la signora, facendosi in viso come un panno lavato.» Giuliano la guardò fisso, e le colse negli occhi la verit
Sorpresa e incuriosita, lo aprii senza che nessuno potesse accorgersene. Vi erano.... indovinate!.. Tre pallottoline di zucchero! Lo richiamai subito da me. Lo sapevi che mi piacesse lo zucchero? gli chiesi sorridendo. Me lo sono figurato! Mi piace tanto a me! E tu, ripresi commossa, l'hai certo chiesto alla mamma e....
E tu sapevi pure la ragione... la ragione per cui m’ero fatta scacciare. Io te l’avevo scritta. Mario Clelia Avrei dovuto, dunque, quella sera stessa, dopo la scena disgustevole, piombarti addosso come se avessi preteso qualche cosa da te, come se avessi voluto vantarmi del mio eroismo, come se avessi voluto chiedertene il premio?... È questo, forse, che avrei dovuto fare? Mario
Nei quindici giorni che m'accordarono per la preparazione, lo so io quanti libri ho scartabellato! Arialdo. Ma scusa, non lo sapevi che qua il povero Tito era Adalberto di Brema? Bertoldo. Ma che Adalberto! Sapevo un corno io! Landolfo. No, vedi com'è? Morto Tito, il marchesino di Nolli... Bertoldo. È stato proprio lui, il marchesino! Che ci voleva a dirmi...? Arialdo.
Più tardi, quando fui obbligato a riunirmi con mia madre, resistetti alla tentazione. Me ne tormentai, non lo nego, ma vinsi, e mantenni il giuramento pel bene di tutti. Clelia Pel mio bene anche!? Mario Sì. Ti lasciavo finalmente libera... libera di disporre, come meglio ti piacesse, della tua vita. Clelia Di’: tu lo sapevi:... io te l’avevo scritto. Mario Clelia
Sei tu, mia cara, è il tuo scialle bianco, che diffonde nell'aria questo senso di purezza, questo incanto di sogno crepuscolare. Oh! sospirò anch'egli dopo un istante di pausa, passandole il braccio alla cintura, e piegandosi a respirare il profumo della sua testa nuda; nemmeno tu la sapevi quest'ora sospesa nella nostra vita come una stella. L'amore solo è eterno ed ignora la morte.
Oh! con della frangia, delle cortine usate, dei chiodi... To, to, to! Non sapevi che erano l
Perchè quel grido? chiese Ahmed, il cui volto assunse una terribile espressione di ferocia e d'odio. Grazia, Ahmed, balbettò lo sventurato. Ah! Tu mi chiedi grazia? Tu sei colpevole adunque? Tu hai amato quella donna adunque! Rispondi, sciagurato, rispondi! Ebbene.... sì, ho amato quella donna! E non tremi a dirlo? Grazia... Ahmed! Grazia... Ma non sapevi tu che quella donna era stata mia?....
Tu menti, Abd-el-Kerim! L'arabo si turbò e tornò ad impallidire, ma più per la collera che per la paura. Te lo dirò io, giacchè tu nol sai, che facevi, disse Notis, alzando la voce. Tu suonavi la rabâda e cantavi una canzone d'amore. E che ci trovi di strano? Ma disgraziato, non sapevi adunque che tu cantavi sotto le finestre di Fathma? Ebbene?... chiese Abd-el-Kerim con calma.
Tu non ne sapevi niente, è inteso! ripetè il conte Roberto con sarcasmo.
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