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Tu non ne sapevi niente, è inteso! ripetè il conte Roberto con sarcasmo.

In Italia il risveglio dell'entusiasmo napoleonico fu incomparabilmente più forte e più giustificato. L'imperatore era considerato come il più grande degl'italiani: aveva risuscitato dal sonno millenario il sacro nome del paese, aveva frenato con leggi moderne l'antico disordine tradizionale, aveva versato con gesta senza pari un'ambizione inquieta nel cuore della snervata gioventù. Di tanto in tanto all'Elba gli era ribollito nelle vene il sangue italico: egli promise: «a Parigi sono stato un Cesare, a Roma sarò un Camillo». Sulle nuove strade alpine, nell'arena cesarea della capitale lombarda, nel duomo risorto dalle rovine, nell'Arco di trionfo, a cui l'imperatore aveva destinato l'Impresa di Alessandro del più grande scultore moderno, e che ora glorificava le imprese dell'Austria, l'italiano incontrava a ogni piè sospinto nel settentrione della penisola le orme del grande compatriota. Il suo Regno d'Italia era stato un governo ben più umano e nazionale del dominio austriaco e della forca borbonica. L'odio ai francesi, che la musa di Alfieri aveva bandito alla gioventù, dileguava a poco a poco sotto la cupa compressione della nuova dominazione straniera. Niccolini, che in altri tempi con un alto grido di sdegno aveva atteso sulla via di Brenno il figlio d'Italia discendente dalle Alpi, e non aveva trovato che sarcasmo per l'iscrizione della medaglia commemorativa francese l'Italie délivrée

Per qualche giorno non si avvertì in lui alcun mutamento che il dolore della madre perduta non bastasse a giustificare. Ma egli era in preda a una fiera tempesta. Tutte le malvagie passioni che un affetto nobile e puro aveva sopite nella sua anima si svegliavano più violente e imperiose, come ridomandando il posto ch'era stato loro conteso. Esse gli dicevano con amaro sarcasmo: Che ti valse disciplinar la tua tempra indomita, aprire il tuo cuore agli affetti gentili, armarti di pazienza e di mansuetudine? Quello che varrebbe alla vipera lo spogliarsi del suo veleno. Cessando d'esser temuta, non sarebbe amata. La natura t'aveva dato le qualit

Io direi, poichè vi sta tanto a cuore la buona riuscita dell'impresa, io direi che, seguendo l'antico proverbio: omne trinum!... Trecentomila lussi!... Ma voi siete troppo discreto, mio vecchio collega! Trattandosi, come dicevate poc'anzi, di rendere un immenso servigio... Al Governo... Il Gran Proposto si sentì trafitto da quest'ultimo sarcasmo.

Un prete mi si vicino. Io non lo aveva fatto chiamare, lo avevano chiamato, era venuto. "Credete che le vostre preci possano crescere le sue ali per farla salire lassù? gli domandai senza sarcasmo. Quel prete aveva aspetto d'uomo sensibile; comprese quanto la mia fede fosse diversa dalla sua, e mi guardò sereno.

Sicchè, se mia moglie venisse qui, continuava il principe, con sarcasmo che gli faceva sanguinar il cuore, si troverebbe innanzi a due mariti; uno di cui s'è creduta vedova, che non ha pianto per morto.... questo non può dirsi.... ma s'è rallegrata fosse morto ed è sempre vivo.... l'altro sposato anche prima ch'ella potesse credersi vedova; e solo perchè avea l'idea d'essere riuscita a allontanare da il primo per sempre, a porre fra e lui una barriera insormontabile.

Il volto di Clelia non era presso a sorridermi." "Il sarcasmo di cui mi stordiva, ricadeva sopra di me medesimo.

Nulla vi è di cambiato rispose Guido con voce grave la vostra camera è intatta, quale la lasciaste. Fate del sentimento? V'ingannate, fo del rispetto. Grazie; avete altre obbiezioni? Nessuna più: resta a vedere se saremo capaci d'ingannare il bravo signor Giorgianni. Facendo gli sposini affettuosi? Ci ricorderemo i tempi antichi: le scioccherie del primo anno di matrimonio disse con sarcasmo Emma.

Pensò alla Giulia, al suo fiero rimprovero, a quella nota di sarcasmo così pungente, alla figura ridicola ch'egli ci aveva fatto... e l'immagine della bella fanciulla gli era sempre viva dinanzi agli occhi. Sentiva ancora il calore del suo corpo; vedeva il riso della bocca umida, giovane coi suoi dentini che apparivano sfacciati fra le labbra rosse.

Verso le quattro del mattino, stanco di avvoltolarmi nel letto, e stanco di quelle idee sempre le stesse, che cominciavano a diventar noiose, mi alzai, e mi posi a scrivere alla marchesa quelle mie riflessioni, ed a persuaderla ch'era necessario separarci per sempre. Per quanto io stesso riconosca i miei torti, e sappia punirmene col sarcasmo, posso dirlo a fronte alta, io non sono cattivo.