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Aggiornato: 28 giugno 2025
Oh! perchè almeno Lungi da lui non muoio! Orrendo, è vero Gli giungeria l'annunzio; ma varcata L'ora solenne del dolor saria; E adesso innanzi ella ci sta: bisogna Gustarla a sorsi, e insieme.
Lazzari sembrava una iena in agguato. Lungo le gallerie avevamo il fumo della macchina che entrava nelle celle a volumi a ubbriacarci e ad avvelenarci le ultime ore. Signori carabinieri, un po' d'acqua. Io muoio dalla sete! A Sampierdarena il cuore del brigadiere si lasciò intenerire dalla voce piangevole dei condannati. Ci faccia dare un caffè, signor brigadiere. Sia buono.
DON IGNAZIO. So che lo dite accioché fra noi cessino l'ire e li sdegni; ma con queste speranze piú m'inacerbite le piaghe. POLISENA. Dico che è viva. DON IGNAZIO. O Dio, sognando ascolto o sogno ascoltando? POLISENA. Dico che vegilando ascoltate il vero. DON IGNAZIO. Il mio cuore non è capace di tanta allegrezza, e s'io non muoio per allegrezza è segno che nol crede.
Anima mia, tu mi fai pur gran torto. E poi per chi? Per un morto di fame, un furfantello, un ladro, un giocatore, un plebeo. Ma guardati, Filocrate; ché, a' miei dí, mai nessun mi fece ingiuria che non mi vendicassi. Vatti sposa: e to' per donna qualche ruffianaccia per tua infame. Oh! co! ca! ca! Io muoio. Rinego il dí che mi battezza. Ca! ahi! In mal punto. Ah!
Un nodo di pianto la soffocò. Sai tu perché mi dispiace di morire? Perché muoio senza che tu sappia quanto t'ho amato.... quanto t'ho amato dopo, specialmente.... Ah che castigo! Meritavo questa fine? Ella si nascose la faccia tra le mani. Ma subito si scoperse. Mi fissò, pallidissima. Pareva che un'idea più terribile ancora l'avesse fulminata.
Oh! dimmelo, Giulia!... Perchè non vuoi dirmelo?... No! No!... Non voglio più che ti posseggano, Giulia, i miei occhi, le mie labbra, le mie dita... No! No!... Tu devi appartenere soltanto alla mia Anima!... E più non avrai da me l'esecrabil carezza, poichè muoio di gelosia per tutti gli amanti che nel tuo letto condussi dandoti il mio corpo!... Gli amanti di Giulia.
Io fuggivo alla valle sorrise Imilda: per te! Che ti dissi? Non dobbiamo vederci più! Se muoio, tu non devi saperlo: se vivo, ho un giuramento a compiere! Ti supplico: fuggimi! Ed Ugo, rizzatosi, spingeva Imilda su quella stessa stradicciuola per cui Oberto doveva venire, e veniva, per condurre a Rupemala la sposa a vedere il padre per l'ultima volta: Fuggimi! Tu non sai che cosa ho pensato di te!
Se di questa ferita non muoio, possano le mie ossa non avere quiete nel sepolcro, possa mancarmi il cibo alla fame, l'acqua alla sete, il sonno alle pupille, possano i demonii impossessarsi dell'anima mia e straziarla di rimorsi e di paure finchè vivo, e col fuoco eterno dopo la morte, se non mi vendico di mio fratello fossimo entrambi a morire sul medesimo letto, fossimo entrambi a comunicarci al medesimo altare giuro di non perdonargli mai, mai, mai!
FLAMMINIO. Quanto ha che questo fu? PASQUELLA. Adesso, adesso, adesso. Poi mi mandorno, correndo, a dirlo a Clemenzia e a chiamarla. CLEMENZIA. Digli, Pasquella, ch'io starò poco poco a venire. Va'. LELIA. O Dio, quanto bene insieme mi dái! Io muoio d'allegrezza. PASQUELLA. Sta' poco, ché io ancora ho tanto da fare che guai a me! Voglio ire adesso a comprare certi lisci. Oh!
Mi buttai ginocchioni, davanti a la sponda del letto, baciando la sua mano esangue, quasi fredda per l'invadente gelo della morte. Perdonami, Fausta! Perdonami! balbettavo convulso, senza lacrime. Ebbe la forza di sorridere e di agitar le labbra, per parlare. Addio!... Muoio.... contenta!
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