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Prima fermata lunga a Sampierdarena, sull'alto viadotto ferroviario fra gli applausi delle finestre affollate e dei panni colorati sospesi alle corde. Tocco quasi con la punta delle dita la punta delle dita appassionate di due sorelline che mi mandano baci con nome e indirizzo. Sono brune. Capelli pesanti come i giardini liguri. Occhi che riassumono i languidi spasimi del Mediterraneo notturno.

Pazienza, che non siamo lontani da Sampierdarena. Guardando nelle celle della fila opposta mi si agghiacciava il sangue. La testa dei cellularizzati che ubbidiva al moto del treno si delinquentizzava in un modo spaventevole. Pareva la testa di un mostro. Illuminata dalla luce fosca che tremolava, assumeva proporzioni spaventevoli. La fronte si allungava sovente con delle gibbosit

A Sampierdarena il nostro vagone venne staccato e lasciato fuori dalla tettoia. C'era un intervallo di due ore e mezza. Era un'altra punizione che avremmo scontata se i carabinieri non avessero avuto fame. Avevano appetito, volevano mangiare col sedere sulla scranna, e dare anche a noi il modo di far colazione più comodamente che ammanettati nella cella.

La fila delle navi-quadri s'immobilizza, a 3 Km. da Sampierdarena, nel mare. Andiamo, amici, a visitare a nuoto la prima grande esposizione futurista!

Una domenica dell'aprile 1821, io passeggiava, giovanetto, con mia madre e un vecchio amico della famiglia, Andrea Gambini, in Genova, nella Strada Nuova. L'insurrezione Piemontese era in quei giorni stata soffocata dal tradimento, dalla fiacchezza dei Capi e dall'Austria. Gli insorti s'affollavano, cercando salute al mare, in Genova, poveri di mezzi, erranti in cerca d'ajuto per recarsi nella Spagna dove la Rivoluzione era tuttavia trionfante. I più erano confinati in Sampierdarena aspettandovi la possibilit

Lazzari sembrava una iena in agguato. Lungo le gallerie avevamo il fumo della macchina che entrava nelle celle a volumi a ubbriacarci e ad avvelenarci le ultime ore. Signori carabinieri, un po' d'acqua. Io muoio dalla sete! A Sampierdarena il cuore del brigadiere si lasciò intenerire dalla voce piangevole dei condannati. Ci faccia dare un caffè, signor brigadiere. Sia buono.

In quel punto gli sguardi suoi s'incontrarono con gli sguardi del giovane, e non sapendo come reggere all'onda carezzevole di quegli occhi bruni, e sentendo d'arrossire, Roberta cercò in fretta i guasti e cominciò a calzarli, con la testa china. Il treno si fermò a Sampierdarena lungamente.

Verso Sampierdarena i lineamenti facciali di Federici assunsero una parvenza di dolcezza. L'uomo stava per convincersi che era inutile lottare contro l'invisibile. Eravamo nelle mani di sconosciuti che ci sbalestravano da una parte e dall'altra e bisognava adattarsi. Anche a me sarebbe piaciuto andare in un altro reclusorio, dove avrei potuto raccogliere del materiale nuovo, dove avrei potuto fare la vera vita del galeotto con dei galeotti autentici, dove avrei potuto studiare tipi che nella quinta camerata non avrei mai trovato. Ma pazienza, ormai mi hanno abituato a fare la volont