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Aggiornato: 28 giugno 2025


Porto, grondanti sotto la gramaglia, le piaghe tue: pur io la testa mozza rotolare mi sento nella sozza terra, ed il sangue fino a Dio si scaglia. Muoio due morti, in me agonizzo e in te. Ma lacrime non ho. Tu non le vuoi. Passa la guerra, e i giovinetti eroi nella r

Ahimè! Muoio di fame muoio di sete; così non aveva da essere... impiccato a suo tempo, andava bene; io ci aveva fatto il mio assegnamento sopra... ma confessato, e comunicato; col cappuccino accanto... ogni cosa secondo le regole... Chi sei? Rispondi, e fa' presto... Eccellenza, oh! non lo sapete chi sono io? Apritemi, per carit

Io di Normandia ti chiamai in questo paese, io sempre ti tenni il più prode dei miei guerrieri, il più saggio nei miei consigli; e le missioni più perigliose affidai sempre a te. Ora muoio qui, lontano dalla nostra patria, in questa patria novella che mi ha conquistata la spada.

Quando il medico capitò, a l'alba, parve svegliarsi. Aperse gli occhi, lo guardò; forse lo riconobbe e disse con un filo di voce, che si sentiva a pena: «Se muoio, pap

Accanto a lui giaceva un foglio dissuggellato che il dottor Grim * raccolse e lesse: «Muoio più volentieri oggi che domani per non essere testimone della decadenza rapidissima della mia fortuna. Bacio mia moglie e mia figlia...»

Addio, Iza mia... addio Enzo, Bino addio... ed a voi pure popolani... addio! muoio... ma muoio contento... la mia valle è risorta... e l'isola respira! Abbiate sempre cara la libert

DON FLAMINIO. Leccardo mio, come io so medicar i tuoi dolori, cosí vorrei che medicassi i miei! LECCARDO. Non dubitar, ché quando toglio una impresa, piú tosto muoio che la lascio. DON FLAMINIO. Vieni a mangiar meco questa mattina. LECCARDO. Non posso: ho promesso ad altri. DON FLAMINIO. Eh, vieni. LECCARDO. Eh, no. DON FLAMINIO. Fa' ora a mio modo, ch'una volta io farò a tuo modo.

Il fazzoletto bagnato con lo stringimento dell'uomo determinato a morire gli era entrato nella carne e gli si era perduto sotto il gonfiore. Tagliatogli il laccio tirò una fiatata che gli sollevò il petto. Egli era ancora tepido. Sul muro col lapis aveva scritto queste parole commoventi: «Moglie mia, muoio innocente. Vieni a trovarmi al cimitero

Ecco chi m'allevò quel povero figliuolo mentre che visse. Oh maestro! O figliuol mio, dove se' tu sotterato? Sapetene nulla? ché non mel dite? ch'io muoio di voglia di saperlo e di paura di non intender quello ch'io intenderò. PEDANTE. O padron mio, non piangete. Perché piangete?

«, speralo, perchè ogni buona opera dee ricevere il suo premio anche in terra, e tu ne avanzi molti di questi premii. Or via, lasciami condurre a fine il mio duello, e poi mi ti porrò al fianco per non lasciarti mai più. Fedeliaggiunse parlando ai Saraceni «s'io muoio, questi è il signor vostro; ogni ferita che darete in pro suo, sar

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