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Quello di Roberto Fenoglio non potea dirsi ancora una cosa, l'altra; era fresco di un'ora, ma era nato vigoroso come Ercole, di cui narra la favola che, stando in cuna, strozzasse colle sue poderose manine i serpenti. Il desiderio di piacere a quella bellissima donna, il rispetto che sentiva per lei, sebbene l'avesse conosciuta in così strana maniera, la stranezza medesima del caso che metteva, sto per dire, un pizzico di sale su quel negozio, gi

E infatti s'abituò in breve a quel rumore, anzi quando cominciò a camminare e sentiva lo strepito della macchina, voleva correr fuori a veder il vapore, e avrebbe voluto toccarlo, e colle manine tese faceva festa al luccicore dell'ottone intorno alla locomotiva, seguiva cogli occhi la colonna di fumo, ed esclamava guardando in alto: bello! bello!

Quell'angiolo zoppicava. Andò sbilenca fino a una libreria per riporre il libro, ne prese un altro, e sempre sorridente, tornò al suo seggiolone accanto alla finestra. Ma spuntarono sugli occhi meravigliosi le lagrime trattenute fino allora, e le manine bianche non furono pronte a celarle. Ora Giusto era turbato veramente.

E se tu non fremessi alle mie tempeste, io ti direi che quel Giuliano fu letto ad un'altra donna, da me a lei, che lasciò ch'io posassi la mia testa sulle sue ginocchia, e toccandola colle sue manine, mi disse: Credo che ci sia dentro un inferno! La tua memoria era in me santissima e dolce: e la maliarda libidine mi arroventava e mi strappava le carni.

La vedeva rosea e ricciutella, andar per la casa barcolloni, o a carezzarlo con le sue piccole manine quando la prendeva in braccio, e la mangiava dai baci; la vedeva stringere i pugnetti e i pochi dentini quando le diceva; fai le rabbie.... E aveva dovuto abbandonarla appena slattata!

A suo tempo nacque una bella bambina che fu battezzata Maria Maddalena come la madre, ma che in casa chiamarono Lena. Natale si avvicinava alla culla e toccava la bambina come se fosse stata di vetro soffiato. Quando gliela davano in braccio, provava un senso di sgomento; gli pareva che tutta la forza virile che era ne’ suoi muscoli dovesse avventarsi su quel corpicino e soffocarlo. Si tagliò la barba per poterla baciare. La sua gran festa era di assistere alla toeletta di Lena; aveva imparato a fasciarla, e come le si sollevasse la testina reggendola sotto la nuca, ma non l’avrebbe fasciata per un impero. Stava fermo a guardarla poppare inghiottendo la saliva come se il latte scendesse in gola a lui e quando l’ingorda che era cercava il seno materno agitando le manine e dimenando con impazienza la testa, egli rideva, rideva, ammirato ed intenerito. Qualche volta, attristatosi al pensiero della prosperit

C'era una sola finestra in alto, da dove usciva poco fumo; e tra quel fumo, due manine che picchiavano con una chiave, e una figurina incerta tra il fumo che, mezzo soffocata, poteva appena gridare. La ragazzina! La ragazzina!... Don Luca saltò giù dalla scala col pericolo di fiaccarsi il collo. Anche oggi io ho un'idea molto confusa di quel che oprai in quel momento.

Il piccolo spazzacamino rise dall'allegrezza godendosi quella mimica, e battè soddisfatto le manine ghiacce marmate, quando il funambolo cominciò a salire adagio adagio sulla colonna dondolante.

Nell'umile campo santo del paesello, verso il cadere del de' morti, una donna pregava, inginocchiata sull'erboso terreno, in mezzo a due fanciulletti, l'uno di forse dieci anni, l'altro di sette al più; i quali, colle manine in orazione e gli occhi fissi a una rozza croce senza nome, parevano accompagnare in quell'atto innocente la sua preghiera.

Un pittore che sappia il fatto suo, al primo vedere una figurina come la figliuola dell'usciere Ippolito, si sente subito afferrare dalla tentazione di arrestarne sulla tela il più possibile, il viso almeno, un po' di collo, le manine bianche, le braccia tonde; il resto viene poi. Così Giusto.