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Aggiornato: 25 maggio 2025


Appunto perchè godo inesprimibilmente le armonie della gioia con l'Arte, mi riesce più mirabile che l'Arte renda dilettoso al cuore umano ciò ch'egli per natura più abborre. L'abitudine c'impedisce di apprezzar degnamente questo fatto che ci turba se lo consideriamo come nuovo, come appreso da noi quando nel dolore non ci appariva che il gran nemico e nell'Arte non ci appariva che la grande consolatrice. Diremo forse che un sottile egoismo ci rende piacevoli le rappresentazioni del dolore altrui? Non lo diremo, perchè se questo egoismo ha talvolta luogo riguardo a dolori reali, il piacere dell'egoista che Lucrezio descrive seduto sul lido del mare in cospetto del travaglio e del pericolo altrui è troppo diverso da quel dolcissimo sentimento, che, destato dall'opera d'arte, sovente si sfoga in lagrime. Non lo diremo perchè del proprio dolore stesso l'artista s'innamora. Diremo forse, invece, che il sentimento nostro è una forma di amore, è una essenza di piet

Tutto era smania e senso animalesco in tutte le stagion senza riparo; erano sempre in moto al caldo e al fresco i corpi e il vuoto di Lucrezio Caro. Non v'era distinzion dal fico al pesco; l'esser ognor giuvenca, ognor somaro; e l'imitare i piú bestiali ed empi era detto «aver l'anima» in que' tempi.

Siamo i savi di cui parla Lucrezio, che stanno sulla riva a guardare la brutta figura degli altri. Suave mari magno, turbantibus aequora ventis E terra magnum alterius spectare laborem. Vedete, padre Bonaventura, che anch'io so parlare latino, quando bisogna. La citazione è profondamente egoistica; ribattè il padre Bonaventura.

SENATO CONSULENTE: I Principi della Casa Reale. I Grandi ufficiali della Corona. FAVA, predetto, Arcivescovo di Ferrara. BONSIGNORI, predetto, Patriarca di Venezia. MOSCATI Pietro di Mantova, nominato 19 febbraio 1809. PARADISI Giovanni di Reggio, id. COSTABILI-CONTAINI, predetto, id. GUICCIARDI Diego di Lugano, id. GIUSTINIANI Leonardo di Venezia, id. CARLOTTI Alessandro di Verona, id. MASSARI Luigi di Ferrara, id. VIDONI Giuseppe di Cremona, id. DI BREME Luigi Giuseppe di Sartirana, id. POLCASTRO Girolamo di Padova, id. CASTIGLIONI Luigi di Milano, id. BOLOGNA Sebastiano di Vicenza, id. LONGO Lucrezio di Brescia, id. ALESSANDRI Marco di Bergamo, id. FELICI Daniele di Rimini, id. VOLTA Alessandro di Como, id. CAVRIANI Federico di Mantova, id. TESTI Carlo di Modena, id. LAMBERTI Giacomo di Reggio, id. PEREGALLI Francesco di Debbio in Valtellina, id. FRANGIPANE Cinzio di Udine, id. THIENE Leonardo di Vicenza, id. BARISAN Giovanni di Treviso, id. MENGOTTI Francesco di Belluno, id. BRUTI Agostino dell'Istria, id. CAMERATA Antonio di Ancona, id. SGARIGLIA Pietro di Fermo, id. ARMAROLI Leopoldo di Macerata, id. VENERI, predetto, nominato 10 ottobre 1809. PRINA, predetto, id. BERIOLI Spiridione di Citt

Seguirono nell'ultimo secolo, e i piú negli ultimi anni della repubblica, Lucrezio, Catullo ed altri poeti; Varrone, Sallustio, Cesare ed altri storici e prosatori vari; e principalmente, com'era naturale in quel governo libero, in quelle contese di libertá e di parti, molti uomini di Stato, giureconsulti ed oratori, gli Scevola, i Bruti, i Rufi, Ortensio, Cicerone; oltre poi tutti i grandi capi di parte, che nominammo dai Gracchi fino ad Augusto, i quali non poterono certo diventare tali, se non colla persuasione prima che coll'armi; colla persuasione, che sovente non è retorica, talora non filosofia ragione giustizia, ma sempre si deve dire «eloquenza». Degno, e forse importante, è poi ad osservarsi, che mentre fiorivano tuttavia i piú e migliori di questi, giá erano nati ed educati Tito Livio, Cornelio Nipote, Orazio, Virgilio, Ovidio e tutti insomma gli aurei del secolo detto «aureo» al cader della repubblica.

E in base a questi ragionamenti, la cui fallacia fu chiarita nello scorso articolo, ecco il filologuccio tedesco inforcar gli occhiali a stanghetta, sedere a scranna, e assumere con molto sussiego, dinanzi ad Omero ad Eschilo a Tucidide a Lucrezio ad Orazio a Tacito, la posizione obiettiva.

Parola Del Giorno

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