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Romani si furono i primi prosatori e storici, Fabio Pittore e Catone il vecchio, di poco posteriori a' primi poeti.

Ciò detto, l'autore imprende la rivista dei poeti e de' prosatori italiani, la quale, sbrigandosi di Guido Guinizelli, di Guido Ghislieri, del Fabrizio, ecc. ecc., col solo nominarli, incomincia propriamente da Guittone d'Arezzo e scende giú fin presso al declinare del secolo decimottavo.

Polvere pei gonzi. Passiamo ai poeti ed ai prosatori del Lazio. Non è più tempo che io vi dissimuli la mia predilezione per Catullo e per Ovidio, sebbene, ogniqualvolta mi occorse fare delle citazioni, dalla mia penna sgorgassero di preferenza i nomi di Virgilio e di Orazio.

Molti di essi ne scrissero or la intera storia, or la parziale d'un qualche ramo o d'una qualche epoca; molti incidentemente in libri di diversa natura pronunziarono giudizi intorno al merito d'alcuni de' nostri prosatori e poeti, or con molto, or con poco, or con nessuno criterio.

Seguirono nell'ultimo secolo, e i piú negli ultimi anni della repubblica, Lucrezio, Catullo ed altri poeti; Varrone, Sallustio, Cesare ed altri storici e prosatori vari; e principalmente, com'era naturale in quel governo libero, in quelle contese di libertá e di parti, molti uomini di Stato, giureconsulti ed oratori, gli Scevola, i Bruti, i Rufi, Ortensio, Cicerone; oltre poi tutti i grandi capi di parte, che nominammo dai Gracchi fino ad Augusto, i quali non poterono certo diventare tali, se non colla persuasione prima che coll'armi; colla persuasione, che sovente non è retorica, talora non filosofia ragione giustizia, ma sempre si deve dire «eloquenza». Degno, e forse importante, è poi ad osservarsi, che mentre fiorivano tuttavia i piú e migliori di questi, giá erano nati ed educati Tito Livio, Cornelio Nipote, Orazio, Virgilio, Ovidio e tutti insomma gli aurei del secolo detto «aureo» al cader della repubblica.