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66 S'un medesimo ardor, s'un disir pare inchina e sforza l'uno e l'altro sesso a quel suave fin d'amor, che pare all'ignorante vulgo un grave eccesso; perché si de' punir donna o biasmare, che con uno o più d'uno abbia commesso quel che l'uom fa con quante n'ha appetito, e lodato ne va, non che impunito?

BALIA. Per dirtela, mostacion mio di zucchero, tu sei in ogni gesto grazioso, in ogni modo suave e in ogni cosa garbato e gentile, e hai un certo grazioso modo di procedere, che me ne sono innamorata anch'io: e se ben son vecchia, pur tutta mi risento e ti vorrei aver sempre innanzi, e per trastularmi un'ora teco pagherei la vita, non che la robba.

Vedetela caminare, con quanta leggiadria stende i passi; gustate la lingua che è melata e suave; uditene il parlare che è pieno di salsi scherzi e di gravi piacevolezze; ma il severo del volto non iscema il festevole di motti: cose ch'ave imparate a casa sua e non le sono state poste in bocca da altri.

13 Sotto quel sta, quasi fra due vallette, la bocca sparsa di natio cinabro; quivi due filze son di perle elette, che chiude ed apre un bello e dolce labro: quindi escon le cortesi parolette da render molle ogni cor rozzo e scabro; quivi si forma quel suave riso, ch'apre a sua posta in terra il paradiso.

Così dicendo, a l'odorato lembo De le vesti di lei dolce si appiglia; Ella pavida in atto, al vergin grembo Restringe i veli, e al suol figge le ciglia; E qual fussia gentil, che dopo il nembo Scote la pioggia, e al Sol più s'invermiglia, Stillante di pudor la faccia bella, Senza il fronte levar, così favella: Stranier, qual che tu sii, dolce e cortese, Benchè nuovo ed ardito, èmmi il tuo detto; Deh! chi mai la possente arte ti apprese Del suäve parlar, ch'apre ogni petto?

Siamo i savi di cui parla Lucrezio, che stanno sulla riva a guardare la brutta figura degli altri. Suave mari magno, turbantibus aequora ventis E terra magnum alterius spectare laborem. Vedete, padre Bonaventura, che anch'io so parlare latino, quando bisogna. La citazione è profondamente egoistica; ribattè il padre Bonaventura.

29 Non così strettamente edera preme pianta ove intorno abbarbicata s'abbia, come si stringon li dui amanti insieme, cogliendo de lo spirto in su le labbia suave fior, qual non produce seme indo o sabeo ne l'odorata sabbia. Del gran piacer ch'avean, lor dicer tocca; che spesso avean più d'una lingua in bocca.

Non che 'ntendessi allora la cagione ch'io fussi in quel fanciullo conquiso; ma, vinto da non so qual passione, piú tosto che ritrarmi dal bel viso lasciato avrei non pur le belle e bone cose del mondo, ma anco il paradiso. «Unguentum suave et optimum est amor summi boni, quo pestes mentis sanantur et cordis oculi illuminantur». BASIL.

CAPITANO. Lascio io te, ché ho da far piú di te. Onde io, percossa da quelle parole come da un folgore, fui morta prima che morisse, siché ancora ho l'orecchie piene dell'ingiurie dettemi. Or che farò quando s'accorgerá che quello, che ho celato sotto l'altrui persona, sia accaduto nella sua propria? Ahi, che la sentenza della mia morte nella sua bocca mi parea dolce e suave!

ERASTO. E come non volevano esser dolci e suavi se uscivano dalla piú dolce e suave bocca de quante mai fussero in terra? Poi, che disse del comparir su la fenestra? CINTIA. Che arebbe dato una scorsa per la casa; e come tutta la famiglia era occupata ne' servigi, arebbe fatto segno alla balia ch'io fusse venuto alla buca, e che sarebbe passata in casa mia.